La notizia di un possibile rilascio di una penna stilo per iPad Air Plus, il tablet da 12 pollici pensato da Apple per una futura utenza business, ha ben sottolineato quanto l’azienda si stia allontanando dal lascito di Steve Jobs. Il compianto iCEO, infatti, in più di un’occasione aveva giudicato in malo modo penne e pennini. E così anche gli smartphone Android dagli schermi troppo grandi, aspettativa poi disattesa dagli enormi iPhone 6 e iPhone 6 Plus. Quali sono, di conseguenza, i moniti del co-fondatore della Mela che l’amministrazione Cook ha deciso di non rispettare?
Prima di cominciare, vale la pena di sottolineare come lo stesso Steve Jobs non abbia voluto imporre la propria visione sul successore, così come rivelato anche dalla sua biografia. Tim Cook è stato chiamato per essere indipendente, per seguire il proprio intuito, superando quello che l’iCEO avrebbe potuto rappresentare dopo la sua scomparsa: un fantasma. Non ultimo, molte delle violazioni alle intuizioni di Jobs si sono rivelate vincenti, come dimostra l’enorme successo proprio di iPhone 6 e iPhone 6 Plus. Sarà lo stesso per tutte le altre scommesse in corso in quel di Cupertino?
Come già anticipato, tra i cinque prodotti che Steve Jobs non avrebbe mai approvato ci finisce di diritto la penna stilo citata poc’anzi. L’iCEO è sempre stato un entusiastico ammiratore del multitouch, sufficiente a suo parere per soddisfare qualsiasi esigenza dell’utente. I tempi cambiano, tuttavia, e anche il consumatore domestico vuole sempre più precisione: ecco perché una penna potrebbe rendersi necessaria. Per non parlare, poi, di quanto un simile prodotto potrà risultare utile nel settore articolo o, fatto questo non da poco, per agevolare la progettazione industriale.
Si prosegue con gli smartphone dal grande schermo, anche questi citati poco fa. Jobs è sempre stato un fiero rappresentante della filosofia della singola mano per utilizzare un device portatile, poiché cultore di un’interazione immediata e particolarmente user-friendly. Eppure gli utenti si sono ben dimostrati disposti a rinunciare a un po’ di praticità, in cambio della grande definizione di uno schermo più grande: gli ultimi melafonini ne sono la più evidente conferma. Lo stesso discorso vale anche per i tablet piccoli: Jobs era terrorizzato dalla possibilità che un iPad Mini, poi lanciato effettivamente da Apple, potesse cannibalizzare l’universo di iPhone e di iPod Touch. In realtà sembra che stia accadendo l’esatto contrario: pare sia iPhone 6 Plus a strappare terreno al tablet da 7,9 pollici.
Se Jobs fosse ancora in vita, l’odierna e maniacale attenzione per il minimalismo software sarebbe probabilmente il suo cruccio più grande. L’iCEO, in compagnia dell’epurato Scott Forstall, è sempre stato uno dei più sfegatati sostenitori dello scheumorfismo, l’arte di riprodurre alla perfezione oggetti reali in un’interfaccia virtuale. L’arrivo di Jonathan Ive su iOS 7, tuttavia, ha scardinato questa roccaforte: via libera al minimalismo super-flat. E i consumatori sembrano gradire.
Infine, l’ultimo punto della simpatica discordia potrebbe essere la filantropia. Non tutti concorderanno, ma CNN Money ne è convinta: al ritorno dell’iCEO in Apple, infatti, sono stati chiusi dei progetti filantropici per permettere alla società di riprendersi. Progetti, tuttavia, non più completamente riavviati anche raggiunto il grande successo. E sebbene sia Jobs uno dei fautori di (RED), la campagna contro l’AIDS voluta da Bono Vox, è Tim Cook a stravolgere l’aspetto umano e umanitario di Cupertino. Donazioni per le campagne LGBT, attenzione all’ambiente, all’equità lavorative, dure battaglie al Congresso USA per l’approvazione dei matrimoni omosessuali e tanto altro ancora. Cook sta puntando gran parte della sua guida sulla responsabilità sociale dell’azienda, oltre che sui successi, e questo non può che fargli onore.