Il 5G spiegato dal mondo del pallone

I giocatori del PSG, con Marco Verratti, hanno sperimentato la differenza tra il 4G e il 5G direttamente su un campo di calcio.
Il 5G spiegato dal mondo del pallone
I giocatori del PSG, con Marco Verratti, hanno sperimentato la differenza tra il 4G e il 5G direttamente su un campo di calcio.

Quando parliamo dei benefici che apporterà il 5G ci riferiamo spesso alla riduzione, praticamente assenza, di latenza tra la sorgente di un segnale e il suo ricevente. Questo vuol dire che i dati, nel momento in cui vengono inviati, arrivano direttamente al destinatario. Un contesto che è applicabile a tante situazioni odierne ma non a tutte: questo non vorrà dire poter scaricare giga di dati in pochissimi secondi ma fare a meno del “disturbo” che sino la rete ha dovuto sopportare intorno al trasferimento stesso.

Un vantaggio reale vi sarà quando due infrastrutture, utenti, computer, o qualsiasi altro dispositivo connesso, comunicano in maniera diretta tra di loro. Anche oggi, può sembrare che un messaggio WhatsApp venga visualizzato sul telefonino di un amico un istante dopo aver inviato il messaggio. In realtà non è così, sia per via di protocolli di rete ancora immersi nella latenza che per il passaggio ai server dell’azienda, anch’essi poggiati ancora su network poco resilienti.

Insomma, col 5G cambierà tutto. Si ma in che modo? A cercare di spiegare la situazione è l’ingegnere di Ericsson Linus Björklund. Il tecnico ha portato sul campo del PSG, a Parigi, sia la tecnologia 4G che 5G, declinata in un paio di visori VR connessi a una fotocamera superiore. Nella pratica, i giocatori che hanno indossato il Gear VR, tra cui il nostro Marco Verratti, non hanno fatto altro che continuare a vedere l’ambiente davanti a loro ma mediato dalla presenza del segnale inviato dagli occhialini.

Se con il 5G l’assenza di latenza ha permesso di vivere il tutto come se fosse percepito in prima persona, con il 4G la situazione è apparsa decisamente più lenta, tramite una ricezione tardiva del segnale da parte della fotocamera agganciata ai visori. Niente di più semplice per far passare il concetto, che va applicato fortemente ad alcuni ambiti in cui una risposta immediata del genere è essenziale, ad esempio la guida autonoma, dove l’attenzione dei computer di bordo non potrà permettersi feedback dilungati, soprattutto nel bel mezzo del traffico urbano.

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