Si è svolta oggi a Roma, presso la sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche, la prima giornata di 5G Italy, congresso nazionale sulla presentazione degli sviluppi industriali e accademici relativi alla tecnologia 5G che diventerà commerciale entro il 2019.
A dare il benvenuto alla manifestazione è Nicola Blefari Melazzi, Direttore del CNIT (Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni) che è membro della 5GPPP e partecipante ai trial del MISE sul 5G.
La presentazione lascia poco spazio e fraintendimenti, e afferma temi che ridonderanno durante tutta la durata della manifestazione. Il 5G consentirà di fornire servizi differenzati a diverse classi di utenti, ovvero:
- Enhanced Mobile Broadband: per aumentare la capacità e velocità fornita agli utenti in luoghi molto affollati;
- Bassa latenza e alta affidabilità: per abilitare, ad esempio, telemedicina e controllo a distanza nell’ambito dello Smart Grid;
- IoT massivo: a basso costo e con basso consumo energetico, includendo controllo end to end, “softwarizzazione” del network e pieno sfruttamento dei concetti già utilizzati nella rete cloud.
Questo risultato si raggiungerà aumentando da 3 a 10 volte il numero di siti (antenne, ripetitori et similia) presenti sul territorio e formando nuovi professionisti con competenze molto avanzate: ad oggi, infatti, il numero degli italiani laureati è inferiore alla media dell’UE, così come i laureati in facoltà STEM. Oltre 115.000 laureati, inoltre, si stima vadano a lavorare all’estero, contribuendo a ridurre notevolmente il bacino di talento a cui attingere.
Giancarlo Capitani, presidente di NetConsulting Cube, aiuta a chiarire la situazione con alcuni numeri: il mercato digitale in Italia varrà circa 75 miliardi nel 2020, con crescita stabile intorno a 2 punti e mezzo percentuali anno su anno, e il 5G è l’infrastruttura abilitante per la trasformazione digitale delle imprese in Italia, che bisogna sfruttare al meglio. Il 5G può rendere smart la fabbrica, che è sempre meno basata su asset fisici, e in cui la triade software, IoT e 5G diventerà un mezzo di produzione vero e proprio alla guida dei mezzi fisici.
Industria 4.0: 5G acceleratore della trasformazione digitale
Come esposto durante il 5G Italy, il piano Industria 4.0 ha indotto una nuova digitalizzazione delle filiere industriali, e il 5G può esserne l’acceleratore. La trasformazione digitale deve partire dai territori, e il 5G ne può costituire la piattaforma abilitante per ridurne i gap (oggi la copertura della banda larga in Italia e al 52,4%, dato di aprile 2018).
“Il 5G può stimolare la crescita delle startup innovative in Italia, in contesti locali, creando servizi sulla base della nuova infrastruttura. Il 5G abilita inoltre e soprattutto progetti sistemici tra imprese, Pubblica Amministrazione e città. L’Italia è in una buona posizione in Europa nella sperimentazione”, conclude Capitani: “il 5G non è solo questione di telecomunicazioni“.
Non è solo una questione di telecomunicazioni perché influirà in maniera dilagante su posti di lavoro, formazione, istruzione, qualità della vita e sistema dei trasporti.
Il rapporto col cambiamento: 5G, mondo accademico e capitale umano
A proposito di posti di lavoro, Paola Inverardi, Rettrice dell’Università degli Studi de L’Aquila afferma: “Le ragazze sono più scolarizzate dei ragazzi, è quindi necessaria una maggiore sensibilità nell’includere il sesso femminile nella ricerca”. In generale, bisogna fare più sforzi per attirare maggiore talento specializzato dalle università per alimentare la ricerca.
“Per rendere L’Aquila una ‘città del 2030’, e soprattutto totalmente ristrutturata [entro quella data], sono stati promossi dei programmi per la ricerca volta ad eseguire sperimentazioni sulle telecomunicazioni, come il programma di sperimentazione del 5G [ora in corso]“, continua la Inverardi.
Il capitale umano che serve in grandi quantità è, per esempio, quello legato alla cybersecurity: Paolo Prinetto, presidente del CINI (Consorzio Interuniversitario Nazionale per l’Informatica) parla di un progetto, cyberchallenge.it, legato a “Cercare potenziali esperti in cybersecurity tra i 16 e i 23 anni da formare” perché “mancheranno tra gli 1.5 e i 2 milioni di esperti [in questo campo] nei prossimi anni”.
In generale, emerge dal 5G Italy che “Le università hanno una responsabilità speciale nello stimolare la ricerca per creare nuove opportunità di sviluppo”, come afferma Antonio Capone, professore del CNIT, che introduce il panel sulle sperimentazioni 5G in Italia, il primo panel di showcase dei casi studio sul 5G in Europa.
I primi casi studio italiani sul 5G
Capone introduce il progetto avanzato da Vodafone e Politecnico di Milano nell’area metropolitana della città lombarda, che ha creato 41 casi d’uso, di cui 30 già completati. “Milano è un investimento complessivo di 90 milioni di euro, con obiettivi di copertura dell’80% entro il 2018”, afferma Sabrina Baggioni, 5G Program Director, che continua: “Non abbiamo fatto solo un Proof of Concept, ma abbiamo lavorato direttamente sul campo. Siamo partiti dai bisogni dell’utilizzatore finale, identificando le priorità operative che il 5G potesse risolvere. Abbiamo deciso di investire 10 milioni di euro in 4 anni per sostenere PMI e startup che basano il proprio business sul 5G, affiancando hackathon e call for ideas”.
Alcuni dei casi d’uso sono stati effettuati con l’AREU Regione Lombardia e l’Ospedale San Raffaele di Milano, per consentire ai medici in centrale operativa di intervenire a distanza sui pazienti in ambulanza tramite streaming ad altissima definizione e con bassissima latenza.
Anche la sperimentazione a Genova si rileva particolarmente interessante, soprattutto dati gli eventi catastrofici che hanno travolto la città ligure.
“Gli ultimi eventi tragici della città di Genova hanno influenzato fortemente la scelta dei progetti in sperimentazione [a cui dare priorità]: monitoraggio dinamico di infrastrutture, edifici e territorio, e monitoraggio in tempo reale del traffico e consegna di dispositivi medici”, argomenta Paolo Piccini, Amministratore Unico di Liguria Digitale. Genova sta eseguendo la sua sperimentazione con l’ausilio di Ericsson, che a Genova ha il suo più grande centro di R&D d’Italia con circa 600 dipendenti.
5G Italy: stavolta l’Italia è pronta
Tutti gli attori si stanno preparando: da aziende di connettività come Vodafone e TIM a organismi accademici come in CNIT e il CINI, passando per i chipset maker, tra tutti Qualcomm, che con il suo modem X50 ha già messo al lavoro tutti i più importanti produttori di smartphone, già pronti a “Presentare smartphone 5G al CES Las Vegas e ancora di più al Mobile World Congress di Barcelona”, chiosa Enrico Salvatori, presidente di Qualcomm Europe, che sottolinea: “Abbiamo investito più di 53 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, e non tutti hanno prodotto risultati che possiamo usare, ma è il rischio di fare innovazione”. I chip Qualcomm sono pronti per supportare edge computing, on-device intelligence, velocità multi-gigabit e capacità di banda illimitata.
“L’Italia si è posizionata molto bene con il 5G: in questo momento, il timing è molto più importante dell’innovazione stessa”. Non bisogna fare gli stessi errori del passaggio dal 3G al 4G, che in Italia è arrivato anni dopo rispetto a molti paesi europei.
In realtà, già si sta pensando al futuro, come se non fosse già arrivato: “A partire dal 2030”, argomenta Maurizio Dècina, presidente di Infratel Italia, “partirà il progetto 6G, che diventerà un’infrastruttura autonomia ed intelligente. Il 5G è partito in Sud Corea l’1 dicembre per gli utenti business con proposte unlimited download, [mentre] Verizon offrirà Fixed-Wireless Access per le case con velocità Gigabit già dall’inizio del 2019″. Insomma, il futuro è già arrivato.