L’UE ha sentenziato: la direttiva sulla brevettabilità del software non troverà spazio in Europa. La votazione ha una valenza storica di ampia rilevanza in quanto nega all’approccio americano sul settore di sconfinare nel vecchio continente. È una vittoria larga e senza appello quella del polo open source: 648 i voti contrari, solo 14 quelli a favore, 18 le astensioni.
Il testo diramato dall’Adnkronos nega inoltre categoricamente un eventuale ritorno della direttiva: «la Commissione europea ”rispetta” la decisione del Parlamento europeo e fa sapere che ”non ci sarà una nuova proposta da parte dell’esecutivo” sulla direttiva per la brevettabilità dei software. A sottolinearlo è stato Oliver Drewes, portavoce del commissario europeo per il Mercato interno Charlie McCreevy, commentando la bocciatura da parte del Parlamento europeo della proposta di direttiva sui software».
A livello teorico la direttiva avrebbe dovuto ripartire da zero e la votazione odierna avrebbe dovuto semplicemente tracciare una tabula rasa dalla quale eventualmente ricostruire una nuova proposta. Ma la nuova proposta, dunque, non ci sarà: «La Commissione rispetta la decisione dell’Europarlamento. Questa è democrazia a livello europeo».
I 21 emendamenti che avrebbero radicalmente modificato il testo della proposta hanno costituito il collante che ha portato ad una negazione quasi all’unanimità della direttiva proposta. Importante, in questa occasione, la dichiarazione congiunta di Fiorello Cortiana e Alfonso Pecoraro Scanio, massimi rappresentanti del gruppo che in Italia si è maggiormente contraddistinto nella lotta contro i brevetti: «Sono stati tre anni di battaglia lunga, con centinaia di appelli contro la brevettabilità del software, decine di mozioni promosse dai Verdi nei Parlamenti nazionali, e quella che non esiteremmo a definire una delle piu’ grandi mobilitazioni della storia europea. […] Hanno vinto la dignità del Parlamento Europeo e la partecipazione intensa delle nostre università, delle nostre imprese, dei nostri cittadini contro pochi grandi gruppi che volevano drogare il mercato e mercificare la conoscenza».
Rincara ulteriormente Cortiana: «dopo questa vitale vittoria, che dà fiato al nostro sistema delle imprese, dobbiamo avviare il processo che porta alla costruzione di una direttiva che valorizzi il software libero, le creative commons e la libera condivisione del sapere».
Se saranno in molti a cercare posto sul carro dei vincitori, sicuramente i posti tra le fila dei perdenti hanno già il proprio contrassegno. Ed i nomi sono quelli dei grandi gruppi che anelavano ad un regime dei brevetti sul quale erigere l’intera industria europea (in particolar modo in tema di software ed IT). Tra di essi impossibile non segnalare gruppi quali Alcatel, Ericsson, Nokia, Philips e Siemens che solo 24 ore prima della votazione avevano ancora espresso il proprio favore alla direttiva con un comunicato congiunto che oggi evapora in una bandiera bianca.