«Per facilitare la diffusione delle nuove tecnologie ed
estendere l’uso della larga banda, ho chiesto ed ottenuto l’inserimento, nella Legge
Finanziaria, di una norma che preveda un contributo statale pari a 75
euro», ha annunciato il 30 settembre il ministro delle Comunicazioni Maurizio
Gasparri. Una notizia accolta come una positiva novità da quasi tutte le
organizzazioni di settore. La realtà, però, è che i fondi per lo sviluppo della
banda larga sono a disposizione del Governo fin dalla fine della scorsa
legislatura, e la Finanziaria li utilizza solo in minima parte.
Il progetto di legge
Finanziaria presentato dal Governo prevede, all’articolo 44, l’erogazione
di «un contributo statale pari a 75 euro [Â…] alle persone fisiche o giuridiche
che acquistano o noleggiano un apparato di utente per la trasmissione e/o la
ricezione a larga banda dei dati via Internet». Secondo quanto stabilito dalla
Finanziaria, il contributo verrà riconosciuto immediatamente sotto forma di
sconto sulle bollette. Una misura che ha raccolto numerosi consensi da
parte di chi opera in Rete: «Questo provvedimento contiene un messaggio
importante e rappresenta una prima misura concreta», ha commentato Ermanno
Delia, membro del board dell’AIIP
(Associazione Italiana Internet Provider). «Un’iniziativa chiara e concreta»,
anche per l’associazione Puntoit. Secondo
Arturo Artom, presidente del provider satellitare NetSystem, «il governo ha dato un segnale
di attenzione al diritto di comunicazione delle famiglie e delle imprese di
accedere a mezzi di comunicazione moderni e democratici».
Ma l’entusiasmo degli operatori Web, così come l’orgoglio
del ministro Gasparri, non tengono conto del fatto che la Finanziaria dirotta sulla banda larga meno di quanto gli spetterebbe già per legge. L’articolo 44 della Finanziaria, infatti, dichiara di
agire «in sostituzione di quanto previsto dall’articolo 22 della legge 5 marzo 2001, n.
57». Andiamola a vedere. Al capo III, intitolato “Misure di intervento nel
settore delle comunicazioni”, si legge: «Alle persone fisiche e giuridiche che
acquistano un apparato di utente per la trasmissione e la ricezione a larga
banda dei dati via Internet è riconosciuto per una sola volta un contributo statale
fino a lire 150.000». È la stessa dicitura presente nella Finanziaria, con la
differenza che, a voler essere pignoli, 150 mila lire sono 77 e rotti euro, non
75, quindi questa volta anche il Governo ha arrotondato a modo suo.
Ma non basta: la legge 57/2001 prevedeva, per gli incentivi alla banda
larga, lo stanziamento di 36,5 miliardi di lire nel 2000, di 31 miliardi
di lire per il 2001, di 113,1 miliardi di lire per il 2002 e di 25 miliardi
di lire per il 2003. In totale fanno 205,6 miliardi di lire, pari a euro
106 milioni e spiccioli. La Finanziaria, invece, prevede l’erogazione dell’incentivo
soltanto per il 2003 e pone un limite di spesa di 31 milioni di euro. Non
solo, quindi, il Governo non ha erogato i fondi che spettavano a chi si è
dotato di un collegamento a banda larga a partire dal 2000, ma ha anche diminuito il totale degli
stanziamenti.
La legge 57/2001, è vero, è stata approvata sotto il
Governo precedente; ma è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 20 marzo,
dodici giorni dopo lo scioglimento delle Camere. Quindi uno dei primi compiti
che Gasparri ha trovato sulla sua scrivania quando si è insediato a viale
America, nel giugno del 2001, è stato proprio definire le modalità di
erogazione del contributo; un compito che la legge assegna espressamente al
ministro delle Comunicazioni, di concerto con quelli del Tesoro e
dell’Industria.
L’inizio della «trattativa con il ministro Tremonti» per l’erogazione
dei fondi è stato annunciato
dal ministro Gasparri solo un anno più tardi, a giugno del 2002. In quell’occasione,
Gasparri ha definito lo sviluppo della banda larga «una delle priorità
per il Paese». Parole che fanno sperare che i restanti 75 milioni di euro già
stanziati a questo scopo verranno erogati con maggiore rapidità.