Gli 800 milioni che lo Stato avrebbe dovuto utilizzare per la Banda Larga non ci sono più. Semplicemente, con una dichiarazione lampo, il gruzzoletto dato in attesa presso i forzieri del CIPE, è scomparso. Semplicemente le istituzioni, quelle stesse istituzioni assenti allo IAB Forum (col senno del poi: per la necessità di dribblare le domande della platea), hanno riconsiderato l’ordine delle priorità per lo stanziamento dei fondi e così, con una scelta che non può che generare sconcerto, scompaiono.
«C’è un piano per la Banda Larga e c’è una postazione di bilancio con stanziamento relativo. Era stato fatto prima della crisi. Abbiamo voluto fare una analisi della diversa scala di priorità che dalla crisi poteva nascere. Purtroppo la crisi ha obbligato a riconsiderare le cose, per dare priorità assoluta agli ammortizzatori sociali e altri interventi necessari a fronteggiare la crisi, anche a costo di sacrificare o postporre programmi che in condizioni normali avrebbero invece avuto priorità. Per non prendere decisioni affrettate, perchè nessuno conosceva l’entità della crisi o la sua lunghezza, abbiamo deciso di ragionare a bocce ferme. I soldi non li abbiamo dirottati, sono lì, sono fermi. Quando le cose miglioreranno, quando saremo usciti dalla crisi, si potrà riprendere l’ordine delle priorità. E la banda larga è una priorità. Investiremo quelle risorse quando saremo sicuri, quando quelle risorse non dovranno essere usate per assistenza sociale o per l’occupazione, che è la nostra principale preoccupazione». Insomma: la Banda Larga era una priorità, ma non lo è più. Tornerà ad esserlo, ma non si sa quando. La dichiarazione è quella del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta in occasione delle celebrazioni per le Giornate di studio Marconiane.
Due evidenze su tutte. Innanzitutto emerge una verità da troppo tempo nascosta agli occhi degli utenti: se i fondi sono stati girati agli ammortizzatori sociali e ad altri interventi, allora i soldi non sono stati dirottati soltanto da poche ore. La scelta programmatica, quindi, deve giocoforza risalire a giorni fa, quando ancora organismi istituzionali auspicavano uno sblocco da parte del CIPE per moneta in realtà mai realmente stanziata allo sviluppo della Banda Larga, poiché mai concretamente messa a disposizione. Occorre inoltre capire se i fondi siano destinati agli ammortizzatori sociali o se invece siano «lì», «fermi»: la contraddizione nei termini delle dichiarazioni di Letta sembra nascondere una verità sconfortante per il futuro della Rete italiana.
Secondo rilievo: decidere di non dare priorità alla Banda Larga presuppone la scelta di mettere da parte un investimento in grado di portare forti vantaggi a livello di Prodotto Interno Lordo. Una scelta, quindi, che si nasconde dietro le necessità immediate annullando tutti i vantaggi del lungo periodo.
Paolo Romani, viceministro per lo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, parlando fianco a fianco con Gianni Letta ha illustrato con orgoglio il piano “Romani/Brunetta” spiegando che «entro il 2013 l’Italia sarà completamente digitale» (min 13:00) indicando in questa scadenza la piena digitalizzazione del segnale tv e la piena copertura della Banda Larga nel nostro paese. Trattasi di qualcosa di profondamente diverso dalla prima promessa relativa al 2010, ma non è ancora tutto. Romani spiega che parte dei fondi è già in esecutivo, mentre gli 800 milioni fanno parte di una spesa corrente che ad oggi non può essere messa a disposizione. Letta fa riferimento ai privati (l’intero intervento al minuto 22:30 della conferenza) spiegando che le risorse verranno cercate anche in ambito imprenditoriale, parallelamente agli investimenti statali. In mancanza di questi ultimi, però, è difficile ipotizzare un impegno diretto delle Telco e per questo motivo la soluzione appare chiudersi in un vicolo cieco che manda in fumo tutte le promesse degli ultimi tempi.
Romani ha infine delineato una possibile politica regionale, lasciando ai Governatori la possibilità di investire sulla Banda Larga per ricondurre infine il tutto ad una organizzazione nazionale. L’impronta appare difficile da seguire, ma si tratterebbe di una estrema ratio nel contesto di un investimento che altrimenti non potrebbe essere promosso a livello centrale.
Solo pochi giorni or sono il ministro Brunetta aveva promesso 2Mbps per tutti i cittadini ed un obiettivo di 20Mbps in prospettiva, con banda tramite fibra al 95% degli italiani. Senza più problemi per i fondi: «La fase congiunturale e la giusta esigenza di rispettare i vincoli di bilancio hanno imposto in questi mesi un’attenta revisione delle decisioni di spesa pubblica. Ora però che dai mercati internazionali giungono segnali che indicano che il peggio sembra essere passato, serve avviare subito interventi di modernizzazione del Paese – come quello per la banda larga e per lo sviluppo dei servizi di e-gov – che mettano il sistema nelle condizioni di beneficiare prontamente del nuovo trend di ripresa. Come ho già avuto modo di dire, le risorse pubbliche ci sono e verranno presto messe a disposizione per un avvio immediato dei lavori». La smentita è stata secca e solerte: i fondi non ci sono più, la Banda Larga deve attendere. Di nuovo.