Si rifletteva ieri sul modo in cui Beppe Grillo utilizza la rete. Molti, infatti, obiettano da tempo che lui scrive sì su un blog, ma al tempo stesso non commenta né interagisce. Il fatto che ora sia approdato a Twitter sembra voler confermare questa tesi: urla su un nuovo canale, ma non lo usa per ascoltare.
È giusto tale atteggiamento? La domanda è di per sé viziata, perché implica un ragionamento che giunga ad una conclusione su una scala binaria “giusto”/”sbagliato”. In ogni caso, anche solo chiedendosi se sia il suo un atteggiamento costruttivo o meno, non si giunge ad alcunché. La domanda da porsi, forse, sarebbe un’altra: potrebbe fare altrimenti?
I blog di Google non sono troppo differenti da quello di Beppe Grillo: un post, qualche commento (quantitativi differenti, il che va a tutto vantaggio di Grillo) e nessun feedback. Non c’è interazione, ma solo un sistema post-commento limitato e senza riflusso dialogico.
Anni fa, seguendo il forum SoleLuna di Jovanotti, era possibile vedere un fulgido esempio in erba. Il forum era stato attivato per discutere di cose varie, partendo dai dischi dell’artista fino a sconfinare in altre tematiche off-topic. Ma c’era una costante a “rovinare” il clima: l’utente “Umano”. Dove “Umano” commentava, infatti, il thread si affollava di utenti e di commenti fuori tema. I thread a cui “Umano” non partecipava, invece, rimanevano desolatamente deserti. Non fu difficile capire il perchè: “Umano” era lo stesso Jovanotti, e quanto gli utenti lo capirono smisero di concentrarsi sul forum e furono sommersi dai fans che cercavano invece il contatto umano.
Difficile, insomma, chiedere a Grillo di ascoltare ed interagire. La cosa è possibile quando si è un blogger semisconosciuto e si è in grado di tener banco a tutte le discussioni. Quando si è invece sulla cima della lunga coda, l’atteggiamento deve per forza mutare diventando mainstream.
Il problema, forse, sta proprio nel separare nettamente mainstream e “coda lunga”: sono sfumature dello stesso grafico, sono valori diversi dello stesso fenomeno.
Alla luce di questa riflessione, ci si può ora porre nuovamente l’interrogativo: Beppe Grillo potrebbe fare altrimenti?