Cari studenti, per seguire al meglio i nostri corsi vi consigliamo caldamente di acquistare un iPod Touch. Potrebbe essere riassunta così l’iniziativa della Missouri School of Journalism, una scuola di giornalismo statunitense che ha da poco pubblicato online le caratteristiche necessarie per il proprio equipaggiamento informatico per poter frequentare nel migliore dei modi i corsi a partire dal prossimo autunno. Tra le richieste avanzate agli studenti spicca il suggerimento di munirsi di un terminale mobile Apple.
«A partire dal semestre autunnale del 2009, gli studenti di giornalismo dovranno essere in possesso di un dispositivo in grado di consentire la navigazione sul Web e la riproduzione dei file audio e video. Si possono ottenere queste funzionalità acquistando un Apple iPod Touch, che possiede tutte le proprietà che la Missouri School of Journalism intende implementare per raggiungere i suoi obiettivi accademici e quelli dei suoi studenti. Ci sono delle alternative all’iPod Touch, ma reputiamo non siano comparabili» si legge nel comunicato della scuola di giornalismo.
La particolare operazione ha suscitato molto clamore online, ma secondo i promotori dell’iniziativa si tratta semplicemente di una soluzione facoltativa adottata per agevolare la vita agli studenti: «La ragione per la quale è necessario [un iPod Touch, ndr] è legata alla possibilità di aiutare gli studenti dal lato finanziario. Se è obbligatorio, può essere incluso nelle previsioni di spesa per ottenere gli aiuti economici pubblici» ha dichiarato Brian Brooks, docente alla scuola di giornalismo del Missouri.
Nonostante l’acquisto di un iPod Touch non sia tassativamente obbligatorio, il comunicato online sembra essere chiaramente scritto con l’intento di spingere gli studenti a utilizzare il famoso dispositivo prodotto da Apple. La Missouri School of Journalism ha del resto da tempo un accordo con la società di Cupertino per la fornitura dei materiali informatici e consiglia anche l’utilizzo dei laptop della mela: «La facoltà ha scelto Apple Computer come suo provider privilegiato per due ragioni fondamentali: 1. Il sistema operativo OsX è basato su Unix, il che rende questi computer meno esposti ai virus rispetto agli altri computer. I virus sono un serio problema nei campus universitari; 2. I MacBook e i MacBook Pro giungono equipaggiati con iLife, una suite di applicativi ideali per imparare i fondamenti del photo editing, e dell’editing audio e video. Utilizzeremo quei programmi in alcuni corsi».
Anche in questo caso, come in quello degli iPod Touch, l’utilizzo di un Mac non è certo obbligatorio, ma estremamente consigliato. A chi si chiede se un tradizionale PC non vada ugualmente bene, la facoltà risponde così: «È una possibilità, ma non la raccomandiamo a meno che non abbiate in programma una carriera nel computer-assisted reporting. Con il passare del tempo acquisterete software per gestire foto, audio e video sul vostro PC e alla fine avrete probabilmente speso più di quanto non vi sarebbe costato acquistare un computer Apple. Acquistate un PC se preferite, ma controllate che sia equipaggiato con una soluzione wireless e con Microsoft Office. Quasi il 100% delle matricole dello scorso anno ha scelto i computer Apple».
Il chiaro trasporto verso le soluzioni offerte dalla società di Cupertino non passa naturalmente inosservato e spinge a chiedersi se la Missouri School of Journalism ottenga un tornaconto dalla promozione degli iPod Touch e dei MacBook. Una risposta chiara al momento non è ancora emersa, tuttavia alcuni ex studenti hanno lasciato la loro testimonianza tra i commenti del sito web di informazione CrunchGear, che si è occupato del caso con un breve articolo.
Michael rivela come tale pratica fosse già in uso alcuni anni fa per i laptop, tanto da esserci un rivenditore Apple autorizzato all’interno del campus nei pressi della libreria degli studenti. Eric, invece, racconta come già nel 1988 la Missouri School of Journalism avesse un accordo per i computer in parte simile all’attuale, ma all’epoca gestito in collaborazione con IBM. Dichiarazioni da prendere con tutte le cautele del caso, ma che sembrano comunque confermare la particolare vocazione per una “didattica commerciale” della scuola di giornalismo. Soluzioni analoghe vengono spesso adottate anche da altri istituti accademici statunitensi, ma non sempre con il medesimo grado di insistenza verso un unico marchio.