L’onorevole Angela Napoli, si è rivolta al Ministro delle Comunicazioni, con un’interrogazione relativa alla connettività broad band nel vibonese, evidenziando la “bassa qualità e le difficoltà delle linee ADSL nel suo territorio.
Anche la Confindustria di Vibo valentia, ha dichiarato senza mezzi termini, come la situazione, in particolare nelle zone industriali e quindi periferiche sia da terzo mondo e come questa situazione, provochi ingenti danni dal punto di vista economico sia all’industria, che al turismo. Aziende ed alberghi non riescono, nonostante abbiano anche attiva una linea ADSL, a gestire correttamente i servizi online, dalla semplice email alla prenotazione web.
Situazione non isolata sicuramente, molte altre zone d’Italia, in particolare nel sud, ma anche alcune del nord, si trovano nella stessa situazione.
Ricordiamo innanzitutto che il servizio dati in particolare quello veloce non è un servizio universale e quindi Telecom Italia, non è obbligata a fornirlo a tutti i clienti, lo fornisce solo in zone dove ritiene conveniente farlo, che come già ho detto più volte, è una decisione che non posso non condividere stando alle condizioni attuali del mercato e delle normative.
E’ inutile continuare a fare interrogazioni parlamentari, il ministero sta già pensando a farlo diventare servizio universale, ma entro il 2011, mi sembra una data un po’ troppo in là nel tempo, non credo che sia necessario un tempo così lungo per fare una cosa così semplice.
Un investimento statale, ricordo non a fondo perduto e a solo beneficio Telecom, e una normativa accurata, potrebbe risolvere questi problemi, quindi basta interrogazioni sulla qualità delle ADSL, è invece necessario aprire un tavolo di confronto con gli operatori per rendere servizio universale il servizio ADSL e realizzare insieme una grande rete comune, con parità di accesso per tutti, sia dal punto di vista della fornitura (operatori) che da quello della fruizione del servizio (utenti), è arrivata l’ora di rimboccarsi le maniche sul serio e di non complicarsi la vita da soli, altre nazioni l’hanno già fatto e sarebbe bene che l’Italia per una volta non sia come al solito l’ultima ruota del famoso carro.