«Quanti prodotti, di tutti quelli che Google ha introdotto, sono in grado di produrre profitto? Hanno introdotto circa 30 diversi prodotti; hanno un solo prodotto in grado di produrre profitto»: parola di Bill Gates. Parola di un Bill Gates che, se da una parte vuole respingere la reale possibilità che Google subentri a Microsoft sul trono del mondo informatico, dall’altra sembra quasi voler esorcizzare tale possibilità. Tempo fa Gates diceva che Google era in «luna di miele», che il difficile doveva ancora arrivare, che per il proprio gruppo non c’era rischio. Di acqua ne è passata sotto i ponti, e nel frattempo nomi quali YouTube o AdSense hanno fatto la differenza tra le azioni GOOG e quelle MSFT.
Tra i due gruppi la sfida si fa avvincente e quantomai intricata. Perchè se prima era Google a sfidare quotidianamente il proprio dirimpettaio, ora è Microsoft ad invadere il campo altrui per cercare di portare a segno qualche contropiede. Google, infatti, è cresciuta a colpi di click: il motore di ricerca regna incontrastato, AdSense non aveva (occorre usare il tempo passato) rivali e Gmail è diventato ormai un’icona grazie alla forza del brand. Non tutto è andato secondo i piani: Google Checkout non sfonda, Google Talk è un simpatico gingillo e poco più, eccetera. Però dietro a Google c’è il fascino di qualcosa di ulteriore, di un ecosistema che si forma giorno per giorno.
La miglior difesa è l’attacco
Negli ultimi giorni da Redmond sono giunte notizie, però, indicanti un gruppo che ha deciso di tirare fuori le unghie. Piccoli indizi, ma significativi. A partire da Digg: il popolare sito ha acconsentito a lasciare a Microsoft la propria raccolta pubblicitaria per tre anni permettendo così al comparto di crescere con un ulteriore nome altisonante (dopo aver già fatto proprio Facebook). Microsoft, non Google: cade quello che sembrava essere diventato un dogma. E tutto ciò a distanza di poche ore dall’accordo tra EA Sports e Microsoft per l’in-game advertising, condito addirittura da uno scambio di personale.
Nel contempo arriva un ulteriore annuncio: Microsoft ha acquistato AdECN ed ha dichiarato di aver messo al proprio posto l’ultimo tassello di un puzzle apparentemente completo. AdECN entra direttamente a far parte del progetto AdCenter ed in quel contesto va a rappresentare il punto d’unione tra domanda ed offerta, mediando le parti e cercando l’incontro tra publisher e inserzionisti.
Inserito l’ultimo tassello, Microsoft ha predisposto una piccola riorganizzazione interna, l’ennesima, per dare un assetto più equilibrato alle proprie forze nel mondo dell’advertising. Nasce, così, l’Internet Services Research Center che il comunicato ufficiale del gruppo indirizza specificatamente alle tecnologie per ricerca e pubblicità. “Search” e “Ads”, come a dire: se vogliamo inseguire Google, dobbiamo accelerare ancora. Il tutto con un chiodo fisso in testa: il mercato dell’online advertising è destinato a raddoppiare entro 3/4 anni, dunque seminare oggi significa raccogliere molto domani.
Confronto tra GOOG e MSFT dal 2005 ad oggi
Abbiate pazienza
La pressione della concorrenza, nel contempo, si fa però esasperata. Per la seconda volta nel giro di pochi mesi, dunque, Steve Ballmer si è trovato costretto a chiedere ancora “pazienza” agli investitori: il gruppo è destinato a crescere, ma la transizione in atto è lunga e difficile. Nella convention apposita (la Microsoft Financial Analyst Meeting 2007) Microsoft ha illustrato le proprie idee sul concetto del software-plus-service, ha spiegato che il gruppo è pronto a salire sul carro appena sarà venuto il momento, ha sottolineato come oggi il tutto non apporti vantaggi competitivi. La transizione si trasfigurerà nel momento in cui l’architetto di Redmond sarà ufficialmente Ray Ozzie, con Bill Gates che nel frattempo vende azioni e si fa poco per volta da parte (pur tenendo le redini del gruppo con forza, lanciando lo sprint al collega senza mollare un colpo). Il leader s’è fatto gregario di lusso, ma il traguardo ancora è lontano. Ballmer ha promesso vittoria, ben sapendo che ogni sprint ha una storia a sè. E che i traguardi volanti contano poco.