Da una parte un consorzio in grado di raggruppare i detentori dei diritti e coloro i quali costruiscono il proprio business sul copyright e sulle royalty; dall’altra i maggiori network radiofonici. In mezzo v’è una stretta di mano che riporta la pace tra le parti con tanto di firma per un accordo quadriennale relativo ai diritti di trasmissione dei contenuti a prescindere dal mezzo utilizzato per la trasmissione stessa.
La diatriba prende il via a seguito di un contenzioso datato 2009 e mette contro due entità in simbiosi che necessitano di stabilire nuovi equilibri remunerativi sulla scia dell’evoluzione tecnica avvenuta e delle nuove modalità di sfruttamento dei contenuti che la tecnologia mette oggi a disposizione. Da una parte v’è la SCF (Società Consortile Fonografici), consorzio raggruppante le maggiori case discografiche attive nel nostro paese, e dall’altra network radiofonici del rango di Radio 101 , Radio 105, Radio Capital, Radio Italia, RDS, Radio Deejay, Radio Montecarlo, M2O o Virgin Radio.
«L’accordo», spiega il comunicato ufficiale diramato, «prevede un adeguamento del 25% della percentuale del compenso spettante agli artisti ed ai produttori discografici per la diffusione al pubblico del loro repertorio ed una puntuale rendicontazione analitica da parte delle emittenti, che consentirà una più precisa attribuzione dei compensi agli aventi diritto». Ma il passaggio fondamentale è relativo alla natura stessa dell’accordo, il quale «copre tutte le aree di utilizzazione di musica sul fronte broadcasting, qualunque sia la piattaforma tecnologica utilizzata per la distribuzione dei programmi». Il canale utilizzato, insomma, non ha più importanza specifica: un semplice aumento del dovuto, integrato da un cambiamento nella reportistica, coprirà la distanza tra le parti e consentirà alla SCF una più equa redistribuzione degli introiti.
Una transazione chiude le pendenze tra le parti e l’accordo diviene la base su cui costruire i rapporti futuri tra autori, case discografiche e network radiofonici. Qualcosa che Enzo Mazza, Presidente SCF, accoglie con estrema soddisfazione: «un accordo che oltre a remunerare in maniera più moderna ed efficace i titolari dei diritti, case discografiche ed artisti, ristabilisce un rapporto più sereno tra due settori che da sempre sono partner nella promozione della musica».