Brian Johnston e Nile Charles, rispettivamente 34 e 25enne residenti a New York, hanno sporto denuncia nei confronti dell’Apple Store di Upper West Side per il comportamento razzista di un impiegato del punto vendita. Il fatto incriminato risale al 9 dicembre 2010, quando i due, entrambi di colore, si sono recati presso l’Apple Store nei pressi di Manhattan. Una volta all’interno, sono stati avvicinati dall’impiegato che ha chiesto loro di effettuare un acquisto, parlare con un esperto, oppure lasciare immediatamente il posto.
Dalladocumentazione depositata si apprende che l’accusato si è rivolto ai due con fare intimidatorio e invadendo il loro “spazio personale”, a causa presumibilmente del loro “modo di vestire”. È però quanto pronunciato dal dipendente Apple che potrebbe portare la questione a farsi più complessa, con una possibile condanna da parte del giudice:
Prima che possiate dire che vi sto discriminando, lasciate che vi interrompa. Io vi sto discriminando. Non voglio persone “come voi” in giro per il negozio.
Dovete andarvene. Se vi state chiedendo il perché, ve lo dirò: consideratemi Dio. Dovete andarvene.
I due, dopo aver registrato con il telefono la conversazione del dipendente con un collega, hanno chiesto di poter parlare a un dirigente del punto vendita, ma senza ottenere alcun risultato. Dopo essersi messi per proprio conto alla ricerca di un superiore, si sono lamentati dell’accaduto, ma l’unica risposta è stata la minaccia del dirigente di chiamare il 911. Il procedimento legale, le cui carte sono state depositate nel mese di febbraio, fa riferimento alla violazione delle leggi vigenti nello stato di New York e dei diritti civili. La richiesta è per un risarcimento relativo ai danni morali e alla sofferenza causata dal trattamento ricevuto.
Non è la prima volta che Apple si trova a dover fronteggiare una causa giudiziaria di questo tipo. Nel 2010 un impiegato dell’Apple Store di Orlando venne accusato di aver agito in modo irrispettoso verso un cliente a causa della sua età, mentre sempre nella primavera scorsa a una persona è stato vietato di acquistare un iPad in quanto di origine cinese.