La colonizzazione dei pianeti potrebbe non essere più solo un argomento da film di fantascienza, sempre che uno tra i più complessi e ambiziosi progetti della NASA riesca ad andare in porto. L’agenzia spaziale americana ha infatti intenzione di portare acqua, ossigeno e idrogeno sulla Luna e su Marte, così da compiere un primo step per rendere potenzialmente abitabile dall’uomo la loro superficie.
Gas e liquidi essenziali per la vita umana, che per ovvie ragioni non possono però essere trasportati dalla Terra, ma vanno ricercati o prodotti “in loco”. Con questo obiettivo nel 2018 sarà spedito un rover sul suolo lunare che proverà ad estrarli e, due anni più tardi, il successore di Curiosity farà altrettanto con il pianeta rosso. In questo caso però, l’esperimento avrà come finalità la conversione in ossigeno dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera.
Il robot in partenza per la Luna porterà con sé l’unità RESOLVE (Regolith and Environment Science and Oxygen & Lunar Volatile Extraction), un insieme di strumenti che saranno impiegati principalmente per scaldare lo strato di regolite presente in superficie, verificando così la presenza di idrogeno e ossigeno, che come tutti ben sanno combinati possono formare l’acqua. L’automa tenterà inoltre di confermare la teoria secondo la quale in alcuni punti del satellite si sarebbe formato del ghiaccio.
La missione su Marte invece sarà diversa. Il rover verrà dotato di un macchinario studiato per inglobare l’aria presente nell’atmosfera, trattenere le impurità con appositi filtri e poi separare gli atomi di ossigeno da quelli di carbonio. Se entrambe le spedizioni daranno esito positivo, è possibile che in futuro possano essere ripetute con l’ausilio di altri robot dello stesso tipo, sempre più efficienti. Si tratterebbe di uno dei passi in avanti più significativi di sempre per quanto riguarda l’esplorazione dello spazio.
Una delle difficoltà principali da considerare nell’organizzazione delle missioni con personale a bordo è oggi quella relativa alla necessità di equipaggiare grandi quantità di carburante (per il viaggio di andata e ritorno) e acqua (per la sopravvivenza degli astronauti). La possibilità di generare idrogeno e ossigeno al di fuori del nostro pianeta spalancherebbe dunque le porte a nuove possibilità.