L’ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) è stato bocciato dal Parlamento Europeo, che nella votazione odierna ha visto prevalere il “No” al trattato ricevendo il voto contrario di 478 parlamentari, mentre sono stati solamente 39 a pronunciarsi positivamente con 165 astenuti. Non si tratta ovviamente del tramonto definitivo del criticato provvedimento, ma di certo è una parziale e significativa vittoria per tutti quelli che vedevano in quelle disposizioni un attacco alle libertà individuali anche e soprattutto per quanto riguarda gli internauti.
Non è quindi bastata la presa di posizione della vice presidente della Commissione Europea e responsabile per l’Agenda Digitale Neelie Kroes, che si era espressa a favore dell’ACTA, a convincere i membri del Parlamento Europeo, il quale, come si fa notare da più parti, ha così esercitato per la prima volte le nuove competenze in materia di trattati commerciali internazionali.
Il relatore David Martin (gruppo S&D) ha dichiarato a margine della votazione:
Sono molto felice che il Parlamento abbia deciso di seguire la mia raccomandazione di respingere ACTA. Sosterrò sempre le libertà civili rispetto alla protezione del diritto di proprietà intellettuale.
Secondo i suoi sostenitori, l’ACTA (proposto inizialmente da USA e Giappone) sarebbe servito a proteggere la proprietà intellettuale ma ha attirato da subito numerose critiche, al punto che allo stesso Parlamento Europeo sono arrivate 2,8 milioni di firme di cittadini di tutto il mondo per impedire la sua approvazione.
La stessa Neelie Kroes aveva però precisato già prima del voto che qualunque fosse stato l’esito della consultazione non sarebbero cambiate le politiche in materia di pirateria da parte dell’UE, aggiungendo che lo stesso ACTA non avrebbe avuto effetti sulle norme attualmente in vigore su territorio europeo per il rispetto del copyright.
Adesso la palla passa ai promotori dell’ACTA, i quali avranno la possibilità di apportare delle modifiche al testo e di ripresentarlo, possibilmente limando i punti più controversi al fine di convincere i parlamentari sulla sua conformità ai principi comunitari europei.