Il mondo hi-tech piange oggi uno dei suoi volti più rappresentativi degli ultimi decenni: Paul Otellini si è spento nel sonno all’età di 66 anni. Nato il 12 ottobre 1950 a San Francisco da una famiglia di origini italiane, entrò in Intel nel 1974, divenendo nel 1998 vicepresidente esecutivo e general manager della divisione Architecture Group.
Otellini arrivò poi a rivestire gli incarichi di presidente e COO della società nel 2002, sostituendo tre anni più tardi Craig Barrett nel ruolo di CEO. Rimase in carica fino al novembre 2012, quando annunciando il proprio ritiro dalle scene lasciò la guida a Brian Krzanich. Era anche nel consiglio di amministrazione di Google.
Il gruppo di Santa Clara lo ricorda come un leader capace di prendere importanti decisioni a livello strategico, tecnologico e finanziario, molte delle quali finalizzate alla ristrutturazione dell’impianto organizzativo della società, reso necessario nel periodo della recessione a livello globale. A lui il merito di aver portato Apple a scegliere componentistica Intel per la sua linea di computer. Nell’ultimo anno del mandato le vendite sono arrivate a toccare i 53 miliardi di dollari, contro i 34 miliardi di dollari del bilancio precedente alla sua nomina. Queste le parole del successore Krzanich.
Siamo profondamente dispiaciuti per la morte di Paul. È stato la voce implacabile del cliente in un mare di ingegneri e ci ha insegnato che possiamo essere vincenti solo mettendo il cliente al primo posto.
Paul Otellini lascia la moglie Sandy alla quale era legato da più di trent’anni, il figlio Patrick e la figlia Alexis. In seguito al ritiro dalle scene ha trascorso gli ultimi anni facendo da mentore per i giovani, dedicandosi alla filantropia e offrendo supporto a organizzazioni di beneficenza come la San Francisco Symphony e la San Francisco General Hospital Foundation. Il presidente Andy Bryant lo ricorda con affetto.
L’acume negli affari, l’ottimismo e la dedizione di Paul hanno spinto la nostra crescita sotto la sua guida da CEO. La sua instancabile opera, la disciplina e l’umiltà sono stati capisaldi della sua leadership e sopravvivono nella nostra società come valori ancora fondamentali.