La rivoluzione di Elon Musk è iniziata il 27 ottobre 2022, quando annunciò di aver comprato Twitter. Ma solo il 23 luglio 2023 c’è stato il cambio di nome in X. All’atto pratico però il passaggio dal dominio twitter.com a x.com è stato gestito in più passaggi, piuttosto farraginosi, che hanno generato spesso confusione. Ma oggi la migrazione è terminata: digitando twitter.com il redirect vi porta su x.com, o almeno dovrebbe, visto che a seconda del browser o se si è loggati o no, questo passaggio potrebbe non avvenire in modo automatico.
Migrazione ok… forse
Sembrerebbe quindi che la transizione dall’uccellino blu alla bianca X di Elon Musk sia finalmente completata. Business model a parte, per gli utenti finali non è cambiato nulla, X funziona a dovere senza intoppi. Almeno a livello prettamente tecnologico, visto che molti voci di dissenso si sono levate, da subito, sulla nuova gestione Musk, sia a livello di policy e controllo contenuti sia per l’infinita querelle della spunta blu a pagamento, dove basta pagare meno di 10 euro al mese per essere verificati e ottenere vantaggi come maggior visibilità dei post e funzionalità avanzate. Quando fino alla precedente gestione la spunta blu certificava account attivi, notori e autentici di pubblico interesse verificati in modo indipendente sulla base di determinati requisiti.
Il nome X è da sempre un pallino di Elon Musk. Nel 1999 con la banca x.com fu il suo primo tentativo di entrare nel settore dei pagamenti elettronici, della compravendita di azioni e fondi. All’epoca x.com fu tutto tranne che un successo, e si salvò solo fondendosi con Confinity, la start up che aveva originariamente creato PayPal. Musk voleva che il nome della nuova azienda nata dalla fusione fosse X, ma in casa Confinity si opposero e il nome PayPal rimase. Fino ad oggi.