Il presidente americano Donald Trump ha ordinato l’avvio ieri di un’indagine sulle tasse che la Francia imporrebbe alle società tecnologiche, anche statunitensi, per capire quanto gli Usa possano agire in maniera simile nei confronti dei big europei.
Gli Stati Uniti sono preoccupati del fatto che la nuova tassa sui servizi digitali, al vaglio oggi a Parigi, possa colpire le compagnie americane, come ha specificato il rappresentante del commercio americano Robert Lighthizer.
Trump ha dunque dato a Lighthizer un anno di tempo per indagare sul piano, stilando un documento che possa poi dire, in maniera chiara, al presidente, quanto impattante sia la norma sulle revenue delle americane. L’indagine, chiamata “Sezione 301”, determinerà se la politica transalpina attua una pratica commerciale scorretta. Simili ricerche precedenti hanno riguardato la Cina e le sovvenzioni dell’Unione europea sui grandi velivoli commerciali.
Il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire ha dichiarato a marzo che una tassa del 3% sulle entrate francesi delle grandi aziende di internet potrebbe fruttare 500 milioni di euro l’anno. Ed è per questo che Washington pensa che “la struttura della nuova tassa proposta e le dichiarazioni dei funzionari suggeriscono che la Francia sta ingiustamente prendendo di mira le società tecnologiche statunitensi”.
Eppure Le Maire ha sempre detto che la tassa è indirizzata a circa 30 società, per la maggior parte americane ma anche cinesi, tedesche, spagnole e britanniche, oltre a un’impresa francese e diverse di origine nazionale ma acquistate da soggetti stranieri.
Del resto, lo stesso gruppo industriale ITI, che rappresenta Apple, Amazon, Google e altre aziende tecnologiche, ha invitato gli Stati Uniti a non creare ulteriori dissidi con l’estero, dopo quelli in corso con Pechino, ma a cooperare in un clima pacifico e collaborativo.