«No alle innovazioni “di Stato”, imposte dall’alto e senza spiegazioni, in un Paese dove il digital divide ha livelli allarmanti»: la motivazione è specifica, ed è questa la ragione che l’Adiconsum scaglia contro il ministro Brunetta affinché si proroghi l’introduzione della Posta Elettronica Certificata PEC in attesa di creare le condizioni per rendere lo strumento autenticamente utile e comprensibile.
«Adiconsum chiede una proroga all’introduzione di questo strumento di dialogo tra il cittadino e lo Stato per consentire a tutte le parti sociali interessate, consumatori, sindacati e associazioni di categoria, di studiarne le dinamiche di funzionamento in modo da poter poi supportare i cittadini. Adiconsum è preoccupata dell’impatto che le recenti leggi sulla PEC e la volontà del ministro Brunetta di voler regalare una PEC (Posta Elettronica Certificata) a tutti i cittadini, di fatto pagata dai contribuenti ed imposta dall’alto, può creare in un Paese ancora colpito da un pesante digital divide strutturale e culturale». Strutturale, perchè manca in troppe zone la copertura per una connettività valida ed accessibile; culturale, poiché i ritardi nella copertura ed altre situazioni sociali hanno gravemente pesato sulla diffusione della cultura digitale nel nostro paese.
In questo contesto lo Stato intende calare sul sistema la PEC, senza che l’utenza e le istituzioni di servizio siano pronte ad accoglierla: «L’introduzione a freddo di una tale rivoluzione comunicativa rischia, al contrario, di provocare confusione e creare un rigetto dello strumento stesso. […] In un paese dove ancora lo Stato non è riuscito a risolvere con efficacia il delicato problema dell’archiviazione e conservazione dei documenti digitali, si pretende che il cittadino abbia la sufficiente cultura e competenza informatica atta a gestire, oltre che recepire, questo tipo di documentazione». La richiesta è pertanto diretta ed esplicita: «Adiconsum chiede l’immediata sospensione dei provvedimenti legislativi sino a quando le parti sociali del settore non avranno compreso questo strumento ed attuato la necessaria fase di learning per i propri rappresentati».
La contestazione ha anche altre motivazioni, meno “sociali” e più “tecniche”: «la PEC non è interoperabile world wide. Sostanzialmente, quindi, è inutile al di fuori dell’Italia e in futuro potrebbe essere rigettata dalla UE». L’associazione per la tutela dei consumatori, insomma, alza il proprio cartellino rosso nei confronti di questa PEC «regalata, ma pagata da tutti», ma senza entrare nel merito della scelta strategica specifica: lo strumento non è considerato deprecabile in sé, ma nel modo in cui verrà proposto ed imposto alla cittadinanza.