Troppo controllo da parte di Apple: questa sarebbe la principale critica mossa dalle aziende al team di sviluppo iAd di Cupertino. Dopo essersi vista rifiutare per ben tre volte il proprio concept creativo, Adidas pare essersi stancata dei capricci di Apple, recidendo così un contratto da 10 milioni di dollari per iAd. Al momento, si tratta solo di un rumor non ufficialmente confermato, anche se le fonti pare siano in grado di garantire la veridicità della notizia.
Adidas si sarebbe detta insoddisfatta dell’intero processo alla base della creazione di un iAd: schema creativo fuori dal controllo dell’azienda, localizzazione sui dispositivi mobili decisa a priori da Apple e, infine, totale assenza di tool di terze parti. In altre parole, i prodotti sponsorizzati sarebbero stati totalmente snaturati dalla filosofia Adidas, per abbracciare totalmente quella targata Mela.
Carol Bartz, il CEO di Yahoo, lo scorso settembre ci aveva già informato di questo procedimento autoritario di Cupertino. Nessun consulente designato dalla società commissionante ha accesso all’intera creazione di un iAd, lunga anche 8 settimane: tutto viene deciso da Apple, slogan compresi.
L’esperienza d’uso di iAd è sicuramente immersiva, grazie a una multimedialità che strizza l’occhio all’utente attraendo con accattivanti giochi. Allo stesso tempo, però, il prodotto rischia di essere completamente svincolato dalla filosofia dell’azienda che l’ha prodotto, in quanto ne viene imposta la visione, ovviamente di parte, targata Mela. Non è un caso perciò che anche Chanel, nota per il proprio rigido stile pubblicitario ormai marchio di fabbrica, ha deciso di scappare a gambe levate dalla dittatura dell’advertising voluta da Steve Jobs.
Nissan e Unilever, invece, hanno dichiarato di essere rimaste piacevolmente sorprese dal lavoro effettuato dagli esperti di Cupertino. Si tratta di affermazioni in netta contrapposizione con le querelle montate da Chanel e Adidas, viene naturale chiedersi, perciò, da che parte stia la ragione. L’unico dato certo, tuttavia, rimane il controllo in stile regime di Apple, confermato anche di recente dal The Wall Street Journal.