Google ha messo assieme le due armate del suo esercito pubblicitario: AdSense e DoubleClick saranno ora parti distinte su di un marketplace comune, estendendo così l’esposizione delle offerte, allargando la clientela potenziale e traslando parte del successo del search advertising verso il ramo più debole e meno valorizzato della compagnia.
DoubleClick Ad Exchange permette agli editori di occupare gli spazi disponibili mettendo all’asta l’invenduto e massimizzando così gli introiti derivanti. La forza di DoubleClick è nel display advertising (banner e video), anche se è proprio questo il settore nel quale il colosso Google si trova ancora ad inseguire rispetto alla concorrenza. Il nome leader nel settore è Yahoo, che sul display advertising ha costruito il nocciolo duro della propria attività. Con il patto Microhoo (ancora al vaglio delle istituzioni), Microsoft e Yahoo potrebbero accelerare sotto ogni punto di vista ed è per questo che Google ha probabilmente inteso anticipare ogni mossa integrando la propria offerta e costruendo così un unico e forte marketplace organico per annunci testuali e display ad.
DoubleClick è stata acquisita da Google per 3.1 miliardi di dollari nell’Aprile del 2007. A distanza di oltre 2 anni le offerte DoubleClick e AdSense verranno integrate, facendo in modo che le aste pubblicitarie su AdWords/AdSense possano portare utenti a quel display advertising che Google intende aggredire e strappare alla concorrenza.
Secondo i dati IDC il search advertising assomma il 51.4% della complessità dell’internet advertising. Il display advertising, per contro, giunge appena al 29.5%, ma di questa fetta solo una minima parte (4.8%) va a Google. L’operazione conta di cambiare lo stato delle cose, sebbene le prime analisi esprimano dubbi circa la possibilità che i grandi investitori possano scegliere la soluzione Google per organizzare le proprie campagne (pur ammettendo una certa quale elasticità in più nell’ottimizzazione delle campagne rispetto all’omologo marketplace Yahoo). I cambiamenti sul DoubleClick Ad Exchange, quindi, vanno intesi principalmente come il consolidamento di una posizione di forza precostituita, senza previsioni di maggior introito nel breve periodo, ma con l’evidente occhiolino strizzato ai grandi editori.
In questa fase di importanti cambiamenti per AdSense è interessante il consiglio di Eric Schmidt, CEO Google, a Rupert Murdoch: le formule a pagamento non pagano. Secondo Schmidt c’è troppa offerta gratuita per la rete, dunque l’utenza tenderà a scegliere sempre e comunque soluzioni gratuite valide piuttosto che fonti a pagamento. Google relega alle nicche le formule in abbonamento, mentre crede nell’advertising per l’informazione di massa. Murdoch, colui il quale per primo ha sollevato il vessillo del pagamento come soluzione praticabile contro il solo supporto pubblicitario, è avvisato: Google ha gli inserzionisti, chi intende approfittarne metta a disposizione spazi e utenza.