Un comunicato dell’ADUC (Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori) ha messo in luce un caso di sicura eccezionalità, destinato a far discutere per le ripercussioni che potrebbe avere in Rete. Il Tribunale di Firenze, infatti, avrebbe oscurato una discussione sul forum ADUC con una motivazione del tutto particolare. Recita il documento ufficiale notificato dal tribunale, in accoglimento del ricorso presentato per forzare la chiusura del thread: «osservato che è degno di tutela il diritto di opinione e di critica ma che nell’ordinamento non può trovare protezione l’anonimato; che dalle notizie anonime e non controllate diffuse su internet può derivare danno irreparabile alla reputazione del ricorrente Fabio Oreste, con conseguenze negative anche economiche; ritenuto quindi che il ricorso sia accoglibile».
Ricorso contro l’ADUC (pdf)
In virtù di queste indicazioni, chiude il documento, «visto l’art. 700 c.p.c. inibisce all’Aduc la divulgazione in internet del sito “Fabio Oreste e la fantafinanza” e ne ordina la rimozione, assegna alle parti termine perentorio di 60 giorni per l’inizio della causa di merito».
Spiega l’associazione: «Secondo il giudice civile, che ha accolto l’istanza di oscuramento cautelare richiesta dal signor Fabio Oreste, il forum non “meritava di esistere” perchè sebbene il nostro ordinamento tuteli il diritto di libera espressione delle proprie opinioni, non tutela l’anonimato. A parere dello stesso infatti gli utenti del forum non possono discutere né in termini positivi né in termini negativi sull’operato di una azienda laddove scelgano di non inserire nel post i propri dati anagrafici. Un provvedimento a nostro avviso pericoloso, le cui conseguenze, se questo orientamento si diffondesse, potrebbero giungere a tacitare tutti quegli spazi Internet (blog, forum, bacheche, ecc.) in cui gli utenti si scambiano opinioni sui più svariati argomenti. Si pensi a quanti utilizzano la Rete per scegliere i servizi e i beni da acquistare, e che sulla rete cercano e chiedono i commenti di chi l’ha già fatto».
Dello stesso avviso anche l’avv. Guido Scorza, il quale per mezzo del proprio GBlog denuncia la non linearità dell’intervento: «Nella vicenda devoluta al Tribunale di Firenze non si discuteva di un anonimo che rivendicava il diritto di dire la sua (come avrebbe fatto, d’altra parte, un anonimo a presentarsi in tribunale?) ma, piuttosto, di una persona che sentendosi diffamata – a torto o a ragione – da alcuni commenti pubblicati in un forum in forma – non è dato sapere quanto – anonima ha chiesto al giudice di ordinare ad ADUC, gestore del forum, di disporne la chiusura. Le regole del diritto ed il buon senso, in un caso di questo genere, avrebbero suggerito di valutare il contenuto dei singoli post incriminati – ammesso che il ricorrente si fosse preso la briga di individuarli -, verificarne la liceità e, quindi, ordinare ad ADUC la rimozione dei soli post di contenuto diffamatorio. Ma, non è andata così».
Chiude Scorza, raccogliendo il cuore della questione: «Il principio di diritto – anche se mi risulta difficile utilizzare tale espressione – sotteso alla decisione è dirompente: nella Rete italiana, nel 2009, è vietato erogare servizi di hosting che consentano la pubblicazione in forma anonima o quasi-anonima di contenuti. Si tratta, in buona sostanza, di un’applicazione ante litteram del DDL Carlucci che, appunto, mira a vietare l’anonimato in Rete». Trattasi soltanto di un provvedimento cautelare ed il proseguimento della vicenda dovrebbe riportare il tutto nei canoni del diritto. Ma la linea espressa è in una direzione tale per cui qualsivoglia sito che permetta un commento privo di firma risulti irregolare. Con una firma, insomma, un Tribunale ha messo fuori legge l’intero Web italiano: se non è sicuramente un intervento doloso, è però quantomeno un intervento scomposto. Meritevole comunque, in termini calcistici, di cartellino rosso.