La pubblicità su strumenti mobile naviga già di per sé in acque agitate, ma nuovi dati sembrano affondarne definitivamente le attuali potenzialità di mercato. Secondo quanto emerso da una indagine Trademod, infatti, ben il 40% dei click sarebbe destituito di qualsivoglia solidità, mentre soltanto il 60% del totale sarebbe effettivamente voluto, desiderato ed attivato per precisa scelta dell’utente.
Decurtare del 40% le performance della pubblicità mobile significa tagliare buona parte delle speranze di riuscire a monetizzare in termini di advertising le soluzioni messe in atto in questo ambito. Tagliare del 40% i risultati raccolti, soprattutto, sembra smontare l’affidabilità del settore, dando corpo ad una resa effettiva estremamente più bassa di quanto non si immaginasse. Un risultato simile, infine, sembra suggerire la necessità di ripensare a fondo o gli strumenti di advertising, oppure i prezzi di collocamento degli annunci: se tali numeri saranno confermati nel lungo periodo, infatti, il comparto non troverebbe argomenti a sufficienza per sostenere le proprie ambizioni.
Secondo la Trademod, in particolare, il 40% dei click non validi sarebbe da suddividere in 3 categorie: l’8% dei click sarebbe server-side e da annoverare nell’ambito del click-fraud; il 10% sarebbe originato da bot o comunque da strumenti di truffa client-side; il 22% del totale, infine, sarebbe semplicemente addebitabile a click erronei, frutto della difficoltà di click con il dito su piccoli schermi ed interfacce confuse. Quest’ultima eventualità, peraltro, non sempre è soltanto frutto di casualità: posizionare grandi pubblicità al fianco di piccoli pulsanti, ad esempio, è un vero e proprio “stimolo” al click fasullo, trucchetto in grado di aumentare le performance pubblicitarie facendo lievitare artificiosamente il numero dei click registrati.
La pubblicità mobile ha ora il pallino in mano e dovrà dimostrare di poter offrire performance migliori di quanto non suggerito dalla Trademob. Il mercato, del resto, si sta spostando sul mobile e soltanto un ecosistema pubblicitario sano è in grado di imporsi tra le dita degli utenti.