«Buone notizie per il mercato dell’informazione: le compagnie stanno pagando i giornali ed i magazine più di 5 volte tanto per mettere pubblicità nelle loro applicazioni iPad rispetto agli omologhi costi per l’advertising su un normale sito web». La frase suona come musica soave negli orecchi degli editori e proviene da una indagine firmata Andrew Vanacore e pubblicata dalla Associated Press.
Il report è chiaro: l’iPad non sta salvando il mondo dell’editoria dagli abissi, ma sta comunque proponendo una via più redditizia al mondo dell’informazione in Rete permettendo così di investigare una via remunerativa in grado di dare ossigeno al comparto. Una questione è fuor di ogni dubbio: la crisi del cartaceo è cronica ed incontrovertibile. L’advertising online, però, rappresenta ancora soltanto una piccola porzione del totale e pertanto anche l’arrivo dell’iPad può non essere sufficiente a salvare la situazione.
A gettar benzina sul fuoco giunge Conde Nast Media Group, uno dei nomi maggiormente interessati nel cambio di orizzonte: in grave crisi per l’andamento del comparto a livello generale, il gruppo ha abbracciato la novità dell’iPad investendovi immediatamente e portando la propria immagine sul tablet. Ora è la stessa Conde Nast a spiegare che i tablet «ridefiniranno le pubblicazioni e ridefiniranno l’advertising», trasformando così questo nuovo tipo di informazione in un veicolo fondamentale per l’impennata degli introiti.
Il report di Vanacore suggerisce un trend tale per cui, con l’andar del tempo, gli editori toglieranno sempre più materiale dalla rete per portarlo in esclusiva sulle proprie applicazioni per tablet. Così facendo l’informazione si chiuderà in tanti piccoli compartimenti a pagamento all’interno dei quali la pubblicità sarà più remunerativa ed in grado di compensare adeguatamente il lavoro redazionale di produzione dell’informazione. Manca soltanto un tassello ad oggi: la distribuzione di massa, i grandi numeri su cui andare a vendere spazi pubblicitari. Google e Apple, però, ci credono: dopo essersi strappate dalle mani AdMob, si trovano ora a sfidarsi da una parte con la stessa AdMob (Google) e dall’altra con la futura iAd (Apple).
La stessa AdMob nei giorni scorsi ha diramato le proprie scelte relative ai primi standard con cui conta di vendere le inserzioni sui tablet, preparando così il terreno al mercato che verrà (scegliendo peraltro per formati del tutto comuni: 300×250, 728×90, e 468×60). Entro fine anno i numeri del comparto dovrebbero farsi più sostanziosi, dopodiché ogni giudizio sarà più maturo. Ora come ora c’è però una chiara fiducia che le analisi Associated Press e Conde Nast non fanno che confermare.