Google ha annunciato di recente importanti novità per quanto riguarda l’advertising sul proprio motore di ricerca, in particolare relative alle inserzioni mostrate sui dispositivi mobile. Un annuncio che non è stato accolto nel migliore dei modi da chi investe in pubblicità, a causa del ritocco verso l’alto delle tariffe da pagare per la visualizzazione dei banner, ma che pare garantirà ottimi risultati in termini visibilità. Merito della sempre più capillare diffusione di device come smartphone e tablet. Quest’ultima categoria in particolare potrebbe garantire a bigG, sempre in riferimento alla pubblicità online, introiti pari a 5 miliardi di dollari nel 2013.
A parlarne è una previsione pubblicata da Marin Software e riportata sulle pagine del Wall Street Journal. Più nel dettaglio, l’efficacia delle inserzioni mostrate sui display dei tablet è salita del 31% nel corso del 2012 (3,3% a dicembre) ed entro la fine dell’anno in corso sorpasserà quella dei computer desktop (ora al 3,9%). Questo significa che oggi più di tre banner su cento mostrati da Google a chi possiede una tavoletta digitale portano l’utente a compiere un’azione, ad esempio effettuare l’acquisto di un oggetto o l’iscrizione a un servizio.
Attualmente il prezzo di una campagna pubblicitaria destinata ai tablet è in media del 17% inferiore rispetto a quella PC, ma le tariffe saranno equiparate nel corso dei prossimi mesi. Una scelta, quella operata dal team di Mountain View, che come già detto ha suscitato qualche malcontento, ma giustificata con il fatto che il divario tra le due categorie di prodotti è sempre più sottile. Sempre secondo Marin Software, entro la fine del 2013 il 20% dei click (o meglio, dei tap) effettuati sull’advertising del motore di ricerca in tutti gli Stati Uniti sarà proveniente proprio dagli schermi dei tablet.
Questo potrebbe aiutare Google a consolidare la leadership nel settore, ancora ben salda nonostante la lieve crescita di concorrenti come la piattaforma Bing messa a punto da Microsoft, la cui presenza in ambito mobile è però ancora piuttosto limitata.