«Giulia BONGIORNO, presidente e relatore, avverte che la presidenza ha proceduto al giudizio di ricevibilità ed ammissibilità degli emendamenti tenendo conto della complessità del testo e della particolare ampiezza delle modifiche apportate dal Senato […] Ciò induce a ritenere ammissibili anche taluni emendamenti riferiti a parti del testo non modificate letteralmente, ove risulti quel nesso di consequenzialità logica e normativa, richiesto dal Regolamento, tra gli emendamenti in questione e le modifiche approvate dal Senato. Una interpretazione eccessivamente formalistica dell’articolo 70, comma 2, avrebbe altrimenti fortemente compresso le prerogative della Camera rispetto alle modifiche sostanzialmente apportate dal Senato, pervenendo a risultati abnormi. Dichiara pertanto inammissibili una serie di emendamenti».
Il linguaggio è quello tipico “legalese” degli atti della Camera, e l’effetto è quello segnalato da Guido Scorza: l’emendamento proposto dall’on. Cassinelli (PDL) sulla legge per le intercettazioni e quelli correlati presentati dall’on. Zaccaria (PD) sono stati depennati poiché considerati inammissibili. «A beneficio di quanti non avessero seguito le puntate precedenti ricorso che il testo della disposizione licenziato al Senato, sfortunatamente, estende a tutti i gestori di siti informatici “ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica” l’obbligo di rettifica previsto dalla legge sulla stampa: entro 48 ore qualora non si provveda ad una rettifica richiesta si è soggetti ad una sanzione fino a 12 mila e 500 euro che ci si chiami Repubblica, La Stampa o, piuttosto PippoBlog».
Gli emendamenti affossati
Su sollecito di Scorza, però, l’on. Cassinelli avrebbe promesso di portare avanti la propria battaglia anche al di là della bocciatura odierna: «Roberto Cassinelli ha risposto in tempo quasi reale […] facendomi presente che riproporrà l’emendamento in Aula con qualche piccola modifica». Così facendo si riapre quantomeno la possibilità di veder discussa la proposta che intende intervenire sulla legge sulle intercettazioni eliminando quella che è una misura che mette in grave pericolo la libertà di espressione online. Il tutto tramite un emendamento «Non “estremista”, non “anarchico”, ma certamente a favore della rete».
Nel testo originale bocciato dalla Camera, va ricordato, si suggeriva quanto segue: «Al comma 29, lettera a), sostituire il secondo periodo con il seguente: “Per le pagine pubblicate sulla rete internet, le dichiarazioni o le rettifiche sono inserite, attraverso una nota e senza alcun commento, in calce all’immagine o al testo cui fanno riferimento, entro quarantotto ore dalla richiesta se si tratta di una pagina appartenente ad un sito di informazione registrato presso la cancelleria del tribunale ai sensi dell’art. 5 o presso il registro degli operatori della comunicazione. In tutti gli altri casi, il termine è di sette giorni e decorre dal momento in cui il gestore della pagina, che agisce anche in forma anonima, prende a carico la richiesta di rettifica». La natura della proposta è nella differenziazione di responsabilità e di approccio tra una redazione professionale ed un semplice blogger, per i quali il rapporto con lo strumento e con il contenuto sono portati avanti con modalità, tempistiche, interesse ed attenzione differenti.