L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, a seguito dello straordinario aumento dei prezzi della benzina e del gasolio che si è registrato negli ultimi tempi, nonché delle numerose denunce ricevute, ha notificato dettagliate richieste di informazioni alle maggiori compagnie petrolifere avvalendosi anche dell’ausilio della Guardia di Finanza.
Prezzi gonfiati?
L’obiettivo dell’Autorità è quello di approfondire le ragioni di tali aumenti e, nel caso, valutare la sussistenza di spazi per un possibile intervento circoscritto soltanto all’ipotesi di un’eventuale violazione delle norme in materia di abuso di posizione dominante o di intese restrittive della concorrenza.
Come avvenuto nel corso dei primi mesi della pandemia, l’Antitrust, nell’ambito delle proprie competenze, è attenta a monitorare gli eccezionali incrementi di prezzo che si registrano a volte durante le fasi di crisi e a verificare che tali fenomeni non siano frutto di comportamenti restrittivi della concorrenza.
Perché, come spiegato dall’Agcm, se i prezzi sono così alti non è solo colpa della guerra, delle crisi e delle accise sui carburanti. Queste ultime da quando c’è la Repubblica sono ben diciotto (anche se accumulate in una voce unica dal 1995) e gravano fortemente sulle tasche degli automobilisti italiani.
Pensate, “grazie” alla fantasia del fisco italiano paghiamo ancora oggi tasse per cose avvenute nel 1956 o negli anni 60′, comprese delle missioni di pace degli anni ’80. Ma da sole non giustificano certi aumenti.
A questi ultimi ricordiamo che il Governo ha deciso di porre un freno attraverso una manovra che prevede la riduzione circa 20-25 centesimi il costo del carburante alla pompa, almeno per i prossimi tre mesi. Un mini-taglio immediato per riportare i costi al di sotto dei 2 euro al litro per benzina senza piombo e gasolio.