Dopo AGCOM, anche l’AGCM intende capire come Facebook tratti i dati dei suoi iscritti a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica che ha coinvolto anche 214 mila italiani. Proprio per questo, l’Autorità ha deciso di avviare un’istruttoria nei confronti della società di Mark Zuckerberg per presunte pratiche commerciali scorrette. Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, le criticità riguarderebbero:
1) l’informativa fornita dal professionista in fase di registrazione alla piattaforma Facebook, con riferimento alle modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei propri utenti a fini commerciali, incluse le informazioni generate dall’uso da parte dell’utente Facebook di app di società appartenenti al gruppo e dall’accesso a siti web/app di terzi;
2) l’automatica attivazione della piattaforma di scambio dei propri dati da/a terzi operatori per tutte le volte che l’utente accederà o utilizzerà siti web e app di terzi, con validità autorizzativa generale senza alcun consenso da parte dell’utente, con sola facoltà di opt-out. In particolare, l’opzione a disposizione dell’utente di rinunciare o meno a tale modalità risulterebbe preimpostata, tramite spunta nell’apposita casella, sul consenso al trasferimento dei dati.
L’autorità, dunque, ipotizza che questi comportamenti tenuti da Facebook potrebbero rappresentare una violazione degli articoli 20, 21, 22, 24 e 25 del Codice del Consumo. Il social network, infatti, non informerebbe in maniera adeguata e tempestiva l’utenza, durante la fase di attivazione dell’account, di tutte le relative pratiche di raccolta e di gestione dei dati personali.
Inoltre, l’AGCM accuserebbe Facebook anche di indebito condizionamento nei confronti dei suoi iscritti. Secondo l’Autorità, gli utenti, in cambio dell’utilizzo della piattaforma, presterebbero il consenso alla raccolta e alla gestione dei loro dati personali in maniera automatica e inconsapevole per evitare di subire eventuali limitazioni del servizio.
La posizione di Facebook si va dunque a complicare anche perché l’Italia non sarebbe l’unica in Europa a volerci vedere chiaro. Dopo una dura presa di posizione dell’Unione Europea, si starebbero attivando anche le Autorità della Norvegia, dei Paesi Bassi, del Belgio, della Spagna, del Portogallo e della Grecia.