L’AGCM, ovvero l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha aperto tre nuove istruttorie nei confronti di TIM, Wind Tre e Vodafone. In tutti i casi, l’Autorità sottolinea che si vogliono verificare presunte pratiche commerciali scorrette per fornitura non richiesta del servizio di roaming marittimo. Più nello specifico, come si può leggere sul sito dell’AGCM, il caso riguarderebbe l’addebito, sulla SIM dei clienti, dei costi per la fruizione di tale servizio di comunicazione mobile a bordo delle navi senza adeguata informativa e senza la richiesta da parte dei clienti di tale fornitura, sia in fase di sottoscrizione del contratto che in fase di utilizzo del servizio sulla nave.
Non tutti sanno cosa sia il roaming marittimo. Trattasi di una particolare forma di roaming che permette alle persone a bordo delle navi di poter continuare a comunicare anche in assenza del segnale che arriva dai ripetitori terrestri. I dispositivi mobili (telefoni, tablet, pc) vengono abilitati, tramite il collegamento satellitare reso possibile da stazioni base installate a bordo delle navi, non appena la nave si allontana dalla costa e si sgancia dalla rete mobile terrestre. Il servizio cessa quando la nave si riavvicina alla costa nel momento in cui il dispositivo mobile si riaggancia alla rete terrestre.
L’ipotesi istruttoria dell’AGCM, dunque, ipotizza una pratica aggressiva per fornitura non richiesta di servizi a pagamento. In aggiunta, l’Autorità ipotizza una condotta di omissione informativa da parte di alcune compagnie marittime (Grimaldi Group Spa, Grandi Navi Veloci Spa, Compagnia italiana di navigazione Spa), che avrebbero omesso di fornire ai propri passeggeri, clienti degli operatori telefonici suddetti, un’adeguata informativa sull’esistenza del roaming marittimo a bordo delle proprie navi.