L’AGCM non sembra intenzionato a “mollare la presa” sugli operatori per continuare a vigilare con molta attenzione sul loro operato durante questa fase in cui le società stanno rivedendo il loro sistema di fatturazione e contestualmente modificando i loro listini. L’Autorità ha, infatti, confermato tutte le misure cautelari poste in essere lo scorso 21 marzo nell’istruttoria volta ad accertare la possibile esistenza di un cartello tra TIM, Vodafone, Fastweb e Wind Tre.
Secondo l’AGCM, tali operatori, assieme alla loro associazione di categoria Assotelecomunicazioni (Asstel), avrebbero concordato e coordinato la loro strategia commerciale sul mercato della telefonia fissa e mobile a seguito dell’introduzione del sistema di fatturazione su base mensile che andava a sostituire quello precedente che vedeva le società fatturare ai clienti ogni 28 giorni. L’Autorità, infatti, avrebbe ritenuta fondata l’ipotesi istruttoria di un coordinamento tra le parti. Si ricorda, infatti, che gli operatori comunicarono quasi all’unisono, non solo il ritorno al sistema di fatturazione su base mensile ma anche i medesimi aumenti tariffari che andavano a tamponare la perdita del tredicesimo canone annuale.
L’AGCM, dunque, per evitare un danno alla concorrenza, ha confermato lo stop all’attuazione di questi aumenti e contestualmente ha invitato gli operatori a definire la loro offerta in maniera autonoma rispetto ai loro concorrenti.
Una decisione chiara e corretta che qualche effetto sta già ottenendo. TIM, per esempio, ha di recente deciso di mettere mano ai suoi listini modificando leggermente i rincari precedentemente annunciati. Rimodulazioni non particolarmente sensibili ma che sicuramente vanno nella direzione di accontentare proprio l’AGCM anche se non espressamente esplicitato.
L’obbligo del ritorno al sistema di fatturazione su base mensile sta dando molti più problemi di quelli che le Autorità ed il Governo immaginavano e la sensazione è che non possano essere ancora finiti.