L’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato ha imposto rigide sanzioni ai danni di due siti internet, accompagnando altresì il provvedimento con gravose sanzioni pecuniarie anche per i diretti responsabili. L’azione è stata portata avanti applicando la normativa che consente l’oscuramento dei siti sul territorio italiano, tagliandone così la maggior parte del traffico e rendendone pertanto meno pericolosa la presenza online.
Il primo sito è stato posto sotto indagini a seguito di una segnalazione dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco): il sito consentiva l’acquisto di farmaci online al di fuori di ogni regola ed aggirando le normative nazionali che regolano il settore. Oscurato in via precauzionale, il sito è stato in seguito chiuso del tutto. Al professionista responsabile del sito è stata comminata una sanzione pari a 200 mila euro: «Attraverso il sito internet oscurato il professionista consentiva ai consumatori italiani di comprare medicine sulla base del falso presupposto della liceità e completa sicurezza per la salute della compravendita on line di farmaci, benché effettuata in assenza dell’intermediazione di un farmacista e, nel caso di farmaci cd. etici, senza la necessaria visita e prescrizione medica. L’intestatario del sito oscurato faceva, in particolare, leva sul particolare disagio psicologico, sociale e relazionale in cui versano i soggetti afflitti da alcune specifiche patologie, convincendoli della non necessità di un appropriato controllo medico: persone affette da disturbi psicologi, obesità o impotenza preferivano così acquistare on line, ritenendo meglio garantita la loro privacy ma mettendo a serio rischio la salute».
Il secondo sito nel mirino dell’Antitrust è il noto Private Outlet, già anzitempo fermato dall’AGCM prima della revoca del blocco medesimo (revoca dovuta alla necessità di consentire agli acquirenti di espletare le pratiche di contestazione e di cambio della merce acquisita). Il sito prometteva la vendita di prodotti d’abbigliamento fortemente scontati, ma le autorità hanno ravvisato almeno tre colpe nelle modalità di commercializzazione praticate:
- «fornito ai consumatori informazioni non veritiere sui tempi di consegna dei prodotti offerti in vendita attraverso Internet: molti consumatori hanno lamentato consegne di merce diversa da quella ordinata o arrivate ben oltre i tempi pattuiti»;
- «opposto ostacoli all’esercizio di diritti contrattuali da parte dei consumatori: diverse segnalazioni evidenziavano la difficoltà di contattare i fornitori del servizio o la mancata sostituzione del prodotto diverso da quello ordinato»;
- «invitato all’acquisto di prodotti ad un determinato prezzo, senza rivelare l’esistenza di prevedibili ragioni che avrebbero impedito la consegna degli stessi a quel prezzo. Le società infatti si riforniscono direttamente presso i produttori acquistando un numero limitato di capi: sin dall’inizio dunque sanno che potrebbero non essere in grado di fare fronte a tutte le richieste di acquisto che peraltro vengono pagate contestualmente all’invio dell’ordine».
La sanzione è in questo caso pari a 240 mila euro e ricadrà sui due gruppi responsabili del sito: Private Outlet Srl e Private Outlet SaS.
«Le due istruttorie», sottolinea il comunicato diramato dall’Antitrust, «sono le prime nel corso delle quali l’Autorità ha applicato, grazie alla collaborazione del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza, la normativa che prevede la possibilità di richiedere agli Internet Service Providers di impedire l’accesso ai siti web». Un impegno volto a difendere gli utenti in primis ed il mondo dell’e-commerce in seconda battuta, poiché soltanto una piena fiducia nel commercio elettronico può consentire al settore di svettare e di farsi traino in un momento di difficile congiuntura economica: «l’Antitrust intende infatti lavorare perché i cittadini possano utilizzare il commercio elettronico, che rappresenta una leva importante per la crescita economica, senza incorrere in acquisti potenzialmente pericolosi o in atteggiamenti scorretti da parte degli operatori».