A distanza di 24 ore dall’approvazione di un fondamentale regolamento in grado di dare il via ad una nuova stagione della banda larga nel nostro paese, l’AGCOM chiede per l’Italia anche una precisa Agenda Digitale, un piano programmatico che dimostri come si possa far leva sugli strumenti informatici per ridurre i costi e promuovere la crescita.
La proposta è stata formalizzata pubblicamente ed è stata altresì inoltrata a Governo e Parlamento, affinché si possa avviare una nuova riflessione sull’uso delle nuove tecnologie e sui necessari interventi per favorirne l’adozione tra la popolazione.
Molte le misure previste per la modernizzazione del paese, la semplificazione e la liberazione di nuove risorse da tramutare in investimenti. «L’Autorità auspica che la “Legge sulla concorrenza” sia il veicolo per l’istituzione dell’agenda digitale per l’Italia, documento programmatico e operativo che, attraverso precise politiche e adeguati strumenti, deve indicare una road map per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale comunitaria, che vengono così recepiti». In particolare l’AGCOM suggerisce l’istituzione di una cabina di regia gestita direttamente dal Ministro dello Sviluppo Economico, un riferimento solido con la responsabilità di coordinare e rendere trasparenti le azioni di tutti gli attori coinvolti in questo fondamentale passaggio evolutivo (dal Governo alle Regioni, dagli enti locali alle singole Authority).
Al giorno d’oggi nessun altro settore è in grado di accelerare in misura comparabile la crescita e lo sviluppo del Paese, in un momento in cui se ne avverte così fortemente la necessità. Soprattutto per le nuove generazioni. Il passaggio ad un’economia digitale di sistema è uno snodo cruciale per passare da un’economia di redistribuzione ad una di crescita.
Queste le proposte specificatamente portate avanti dall’AGCOM:
- adozione di una politica dello spettro radio, valorizzando le risorse frequenziali e liberando più risorse per la larga banda;
- promozione delle reti tlc di nuova generazione: semplificazione delle procedure amministrative con abolizione delle autorizzazioni, concessioni e di tutti gli altri atti amministrativi non indispensabili;
- condivisione dei lavori di scavo da parte di differenti fornitori di servizi a rete (elettricità, gas, acqua, ecc);
- incentivi alla circolazione dei contenuti digitali per favorire un ambiente più concorrenziale nell’accesso alle risorse per i media;
- promozione delle transazioni on line attraverso norme pro-digitalizzazione improntate alla riduzione dei costi e degli adempimenti oltre che alla facilità di accesso ai contenuti digitali, che sono un diritto per il cittadino;
- sviluppo della moneta elettronica e dell’e-commerce: diffusione delle tecnologie “near field communication” per i pagamenti in mobilità;
- possibilità di notifica degli atti giudiziari e delle infrazioni al codice della strada a mezzo di posta elettronica certificata;
- nullità delle clausole contrattuali in accordi di distribuzione che vietino la vendita diretta su canale on line;
- alfabetizzazione digitale, utilizzando il canale scolastico e dei media;
- uso sociale della tecnologia: mercato del lavoro e sanità digitale.
Banda larga (su cui l’Italia vive oggi un profondo gap rispetto al resto dell’Europa, e che ultimamente ha visto cronicizzarsi il ritardo con ulteriori rallentamenti nella distribuzione), alfabetizzazione informatica (altro tasto dolente, l’altra faccia del digital divide), stimolo all’ecosistema digitale (poiché un mercato digitale dei contenuti potrebbe liberare fondamentali risorse e fare altresì da traino anche all’alfabetizzazione), e-commerce (che nelle ultime ore Neelie Kroes ha posto ai vertici delle priorità dell’Agenda Digitale europea): i cardini della proposta sono sostanzialmente su questi quattro paradigmi, identificando così su questi aspetti le priorità che l’AGCOM intende suggerire all’Esecutivo. E la filosofia del “fare” trova la sua catarsi nel sollecito con cui l’Autorità chiude la propria comunicazione:
Il passaggio ad un’economia digitale di sistema diventa uno snodo cruciale per transitare da un modello di economia di redistribuzione ad uno di crescita. È tempo di agire. La scarsità di risorse non può costituire un alibi all’inazione sia perché molte riforme sono a costo zero sia perché bisogna guardare al rapporto costi-benefici: non basta ridurre il debito pubblico, quello che più conta è il rapporto tra deficit e Pil.