Ne parlano già come la legge anti-pirateria più autoritaria che ci sia. L’AgCom, l’autorità per le telecomunicazioni, ha dato il via libera al testo per la protezione del diritto d’autore, che sembra fatto apposta per eliminare P2P e Torrent e mettere fuori legge i siti Internet che pubblichino materiale protetto.
Le polemiche erano sorte un paio di giorni fa, quando l’avvocato Fulvio Sarzana aveva pubblicato la bozza di questo testo. Con un commento poco rassicurante:
Nel provvedimento denominato “Lineamenti di Provvedimento concernenti l’esercizio delle competenze dell’Autorità nell’attività di tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica”, l’AgCom delinea un quadro molto severo delle violazioni del diritto d’autore su Internet. Il terzo paragrafo, relativo al procedimento inibitorio, in particolare andrebbe attentamente analizzato e discusso approfonditamente per misurarne la compatibilità con le norme attualmente in vigore.
Il riferimento è agli Internet Service Provider, chiamati in causa come soggetti privilegiati della lotta contro la pirateria. In pratica, l’accordo prevede che l’Agcom imponga agli ISP l’obbligo di comunicare periodicamente i dati (aggregati) circa l’utilizzo dei servizi (accesso a reti peer-to-peer, streaming e via dicendo). A partire da queste informazioni, l’Autorità dispone eventualmente delle misure restrittive.
Ma non finisce qui: l’AgCom potrà ordinare la rimozione dei contenuti e si parla di una lista nera dei siti da mettere a disposizione degli ISP e della possibilità, in casi estremi (per esempio siti stranieri) dell’inibizione del nome del sito Web, cioè dell’indirizzo IP.
Questo testo in pratica accoglie i principi del famigerato decreto Romani, citato anche in un cablogramma di Wikileaks, e ha l’intento principale di colpire i siti Internet ma non gli utenti. L’unico modo per farlo era ovviamente concentrarsi sugli ISP.
Non mancano le critiche dei commentatori a questo accordo. Clamorosa l’intervista di un componente dimissionario della commissione, Nicola D’Angelo, al giornalista Vittorio Zambardino, dove si lamenta di aver trasformato un ente di controllo in uno “sceriffo della rete“.
C’è una visione dell’evoluzione tecnologica, nel nostro paese, che è del tutto arretrata. E noi rischiamo di rimanere fuori, nei prossimi anni, dallo sviluppo dell’economia e delle libertà nel mondo grazie alla rete, a tutto danno dei cittadini.
All’intervista ha già replicato Enzo Mazza, presidente della Federazione dell’industria musicale italiana:
La visione arretrata è quella che confonde la libertà di espressione e la libertà di accesso alla rete con il diritto di accedere a contenuti illeciti.