A più di un mese di distanza dall’entrata in vigore del Decreto Bersani sull’abolizione dei costi di ricarica per i cellulari l’Autorità per le telecomunicazioni fa il punto del suo operato e sul rispetto del decreto da parte dei gestori tramite un comunicato stampa.
La relazione fatta dall’Agcom lascia qualche dubbio sull’effettiva applicazione del Decreto.
Infatti l’Autorità per le telecomunicazioni, durante le ispezioni presso gli operatori mobili, ha evidenziato delle anomalie rispetto alle indicazioni di trasparenza tariffaria che non sono state rispettate da tutti gli operatori.
In seguito a segnalazione di alcune associazioni di consumatori sono state rilevate anomalie anche sulle clausole di recesso.
L’Agcom ha ricordato ad ogni gestore che secondo quanto stabilisce il decreto ogni modifica alle condizioni contrattuali in corso deve essere comunicata 30 giorni prima alla clientela e senza addebito di spese che non siano giustificate da costi effettivi per l’operatore.
Anche questo punto non è stato osservato da qualche operatore che anzi ha già modificato alcune tariffe senza rispettare le norme.
Per quanto riguarda i costi di ricarica l’Autorità ha evidenziato come ogni operatore abbia adottato una differente strategia in relazione alle modifiche delle condizioni economiche praticate ai clienti finali.
Alcuni operatori hanno aumentato lo scatto alla risposta passandolo dagli iniziali 15 centesimi al minuto a 16 o anche a 19 (circa 368 delle vecchie lire!!).
Altri operatori hanno scelto la strada della rimodulazione unilaterale, abolendo i vecchi piani tariffari e sostituendoli con altri più cari del 20%.
Altri ancora hanno intrapreso la strada di piani tariffari a scatti (e non più sugli effettivi secondi di traffico) aggiungendovi un abbondante scatto alla risposta.
Solo due operatori su quattro hanno lasciato le tariffe telefoniche quasi invariate, recuperando però i costi dalla navigazione GSM/GPRS.