AGCOM ha presentato oggi la sua Relazione 2016 alla Camera. A fare il punto della situazione il Presidente dell’Autorità, Angelo Marcello Cardani. C’era molta attesa per questa relazione che sintetizza il lavoro svolto dall’Autority nel 2015 focalizzando l’attenzione su alcuni settori chiave come lo sviluppo tecnologico, la pluralità delle opinioni presenti nel sistema informativo, le partecipazioni incrociate tra radio, televisione, stampa quotidiana, stampa periodica e altri mezzi di comunicazione a livello nazionale comunitario.
Quello che emerge dalla Relazione 2016 dell’AGCOM è che il settore delle comunicazioni mostra segni incoraggianti di ripresa nonostante le cifre siano ancora negative con una flessione dell’1% rispetto al 2014 (52,6 miliardi di euro nel 2015). Settore (Tlc e media) che incide nel PIL del paese per un complessivo 3%. AGCOM evidenzia come i prezzi finali siano calati con grandi benefici per i consumatori finali. L’Autority sottolinea, inoltre, un dato molto interessante e cioè che i ricavi dei dati siano non solo saliti ma abbiano superato quelli dei servizi voce che sono, invece, in calo. Gli italiani, dunque, amano sempre più navigare, soprattutto da mobile, mentre le chiamate voce sono sempre meno considerate.
Le aziende continuano ad investire nelle infrastrutture. Secondo la Relazione 2016 gli investimenti sono aumentati del 20% per un valore complessivo di 7,4 miliardi di euro. Telecom Italia possiede sempre la quota maggiore del mercato a banda larga ma in calo dell’1% rispetto all’anno precedente (attualmente possiede il 47% delle linee).
Per quanto riguarda i Media tradizionali, la recessione sembra essersi arrestata.
La flessione dell’1,2% registrata nel corso del 2015 rappresenta una nota positiva se comparata alle contrazioni degli anni precedenti. Si intravede una nuova direzione verso la quale sta evolvendo l’industria dei media scandita dalle prospettive offerte dai processi di convergenza media-telco, ora possibili grazie anche alla disponibilità di una connessione veloce.
Cresce, invece, la raccolta della pubblicità online che raggiunge nel 2015 un valore di circa 1,7 miliardi di euro. A farla da padrona sopratutto la pubblicità di tipo display e video.
Sebbene il digitale in Italia mostri segni sostanzialmente positivi nel 2015, perdura il ritardo con il resto dell’Europa. L’Italia, infatti, si colloca al 25esimo posto della classifica dell’indice Digital Economy and Society con un guadagno di una sola posizione rispetto al 2014.
Ad una migliore capacità di recupero del divario rispetto all’Europa negli indicatori infrastrutturali e di offerta di nuovi servizi, fa da contraltare un’incapacità di risalire le posizioni dal lato della domanda.
[embed_twitter]https://twitter.com/AGCOMunica/status/750263934796652544[/embed_twitter]
Per quanto riguarda la banda larga, la sua disponibilità ha raggiunto oramai il 99% delle abitazioni paese, mentre i servizi a banda ultralarga sono disponibili, oggi, nel 44% delle abitazioni (36% del 2014). AGCOM conferma anche una tendenza già emersa degli italiani e cioè la preferenza a navigare attraverso le linee mobile rispetto a quelle fisse.
[embed_twitter]https://twitter.com/AGCOMunica/status/750263934779813888[/embed_twitter]
Sebbene in aumento, gli accessi a banda ultralarga sono fermi al 5,4% contro una media europea del 30%. Gli italiani, inoltre, sono ancora indietro nell’utilizzo dei servizi online. Rispetto agli altri cittadini europei gli italiani sono meno propensi ad utilizzare la rete per accedere ed ad utilizzare i servizi offerti. Per esempio, solo il 39% degli italiani usa internet per gli acquisti online contro una media europea del 65%.