Per la prima volta si era potuti assistere in Italia a delle dichiarazioni da parte di una autorità favorevoli ad una separazione di Telecom Italia, e a distanza di poche ore si è già costretti a dover assistere a delle imbarazzate smentite, a dei costernati commenti ed a una furibonda ressa di voci contrarie. Protagonista della vicenda il presidente dell’AGCOM Corrado Calabrò, il quale in una intervista per il Sole 24 Ore aveva lasciato intendere cose che a distanza di 24 ore sono già andate al macero con il più clamoroso dei retrofront.
Tutto inizia con una intervista dal titolo «Calabrò: pronti a blindare la rete di Telecom Italia» in cui Corrado Calabrò sembra auspicare la divisione di Telecom Italia al fine di ripristinare una adeguata situazione concorrenziale in Italia e stimolare così un mercato tanto anormale quanto asfittico. I contenuti sono inevitabilmente esplosivi: tale presa di posizione potrebbe portare gravi ripercussioni tanto sul mercanto quanto a Piazza Affari sconfinando anche, vista l’importanza del gruppo Telecom nel nostro paese, in ambito politico e giornalistico. Ma nulla di ciò si concretizza, perchè prima che la macchina dei commenti possa mettersi in atto già il sito AGCOM pubblica una precisazione dai contenuti espliciti: «l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni precisa che la conversazione con gli autori del servizio giornalistico si è svolta sul modello inglese che Calabrò ha ritenuto intellettualmente interessante ma con luci ed ombre. Nessun riferimento preciso è stato fatto alla situazione italiana, dove peraltro il Presidente ha sottolineato che la tecnologia e le regole sono tra le più avanzate del mondo. L’Autorità precisa infine che nessuna ipotesi di separazione della rete Telecom Italia è all’esame dell’AGCOM».
Le prime importanti reazioni giungono dall’Anti Digital Divide, gruppo che nei giorni scorsi è riuscito a strappare importanti riflessioni al ministro per le Comunicazioni Gentiloni, e dall’Assoprovider. ADD in particolare ricorda di aver più volte suggerito il modello inglese (il nocciolo dell’intervista di Calabrò) come una delle soluzioni proponibili per il mercato italiano ed il gruppo si dice sconcertato per una authority che finge di non conoscere l’attuale stato di disagio imposto al mercato italiano. Molto importante anche la presa di posizione di una Assoprovider quantomai ferma nell’affondare la propria denuncia: «l”intervento di Calabrò è quindi da leggersi come un puro esercizio intellettuale, non orientato in alcun modo ad una azione concreta sul caso italiano, diverso e quindi da risolvere con i metodi già efficacemente, a suo parere, messi in campo dalla italianissima AGCOM. Male. Avremmo preferito il Calabrò in versione più aggresiva. La separazione di Telecom Italia è un’istanza sollevata da molteplici e eterogenee voci e del settore. Consumatori ed operatori su questo tema
sono d’accordo, e già questo dovrebbe essere elemento di riflessione.
L’AGCOM avrebbe il dovere di prendere quanto meno in esame questa ipotesi, invece di zittirla».
Sebbene Calabrò abbia immediatamente smentito le ipotesi lasciate trasparire nell’intervista al Sole 24 Ore, il caso è tornato inevitabilmente a sollevarsi e l’anomala situazione di Telecom Italia tornerà ora a stridere pesantemente anche sui media che non avranno ostacoli di varia forma nell’affrontare il problema. Al coro di protesta si aggiunge anche l’Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori, il cui presidente Vincenzo Donvito spiega come si viva ormai nell’«italia della Telecom intoccabile»: «intoccabilità valevole per chiunque abbia un qualche interesse o attività politica ed economica: dove andrebbero altrimenti i miliardi investiti da questa società in pubblicità e promozione a vari livelli? Si provi ad prendere una qualunque rivista del loro variegato pianeta, o un qualunque media che ha pubblicità e ci si renderà conto che nessuno ne è esente».