«L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Commissione per le infrastrutture e le reti, presieduta da Corrado Calabrò, ha approvato all’unanimità un provvedimento (Offerta di riferimento bitstream 2009 di Telecom Italia) destinato a contribuire a sensibili miglioramenti alle condizioni offerte agli operatori concorrenti»: così l’AGCOM ha comunicato la revisione apportata all’offerta che, nella pratica, regola i rapporti tra l’incumbent ed i concorrenti, stabilendo le condizioni di accesso alla Rete da parte di chiunque intenda agire sullo stesso mercato di chi ha in mano la Rete.
La regolamentazione dell’offerta bitstream è qualcosa di necessario poiché incide a livello regolamentativo su di una situazione di mercato anomala. Telecom, infatti, in qualità di ex-monopolista ed attuale proprietario della Rete italiana, agisce sia come attore di mercato che in qualità di rivenditore all’ingrosso. I prezzi stabiliti dall’AGCOM, però, da tempo non soddisfano i concorrenti del gruppo, i quali soltanto il 1 Ottobre scorso si sono appellati al Presidente della Repubblica per firma dell’Associazione Italiana Internet Provider «avverso una delibera fortemente penalizzante per i prezzi al pubblico di Internet. AIIP ritiene che i prezzi all’ingrosso dei servizi a larga banda praticati da Telecom Italia ed approvati dall’Autorità per il 2008 siano eccessivi e non orientati ai costi come prescritto dalle norme, in quanto basati su stime della banda anziché su misurazioni effettive».
La risposta dell’AGCOM sembra essere giunta a stretto giro di posta, annunciando dapprima una riduzione dell’offerta, per poi rimarcare la situazione italiana rispetto a quella europea. Spiega l’Authority: «L’Offerta bitstream ha decorrenza dal 1° gennaio 2009 ed è stata approvata con una diminuzione dei prezzi rispetto a quella dell’anno precedente. Si segnala, in particolare, una riduzione del costo del canone di accesso ADSL, che passa da 8,5 euro/mese a 8 euro, una riduzione generalizzata dei contributi una tantum ed una riduzione dei prezzi di trasporto del 9% medio su rete ATM e del 26% medio su rete Ethernet. Tale ultima misura vuole costituire un incentivo, per tutti gli operatori, all’utilizzo della rete Ethernet, di nuova generazione rispetto alla rete ATM, che consente di migliorare significativamente la capacità di banda a disposizione e la qualità del servizio per i clienti finali».
L’Agcom concentra la propria analisi completamente sul prezzo: «Secondo i dati ufficiali OECD l’Italia è il Paese dove le connessioni a larga banda (pacchetto base) costano meno. Facendo, ad esempio, una comparazione con la Germania, in Italia i prezzi della connessione a larga banda sono quattro volte meno cari»:
La valutazione Agcom non sembra “pesare” i numeri, però: in Italia, infatti, sono meno di 19 milioni gli abbonati (con una penetrazione tra le più basse in tutta Europa), ma addirittura in 5.6 milioni hanno una banda minore ai 2Mbps (un livello sotto il quale, secondo la Commissione Europea, non è possibile vivere una soddisfacente esperienza di navigazione). Telecom Italia attribuisce le colpe del ritardo all’assenza di una forte domanda; l’utenza attribuisce i ritardi all’assenza di una soddisfacente offerta. Da sempre le concause tecnico/culturali creano un contesto opprimente, e la situazione che è venuta a formarsi è oggi quella di una urgenza totale alla quale nessuno sembra saper dare una risposta reattiva e forte.
In questo contesto l’Agcom aggiusta i listini e continua a far leva sul prezzo: «Il provvedimento adottato oggi favorirà un ulteriore discesa dei prezzi e auspicabilmente anche una maggiore diffusione dalla larga banda, che vede l’Italia, ad eccezione della Grecia, sotto la media europea per diffusione». Difficilmente, però, la modifica Agcom potrà apportare vantaggi concreti su di una Rete che vive il proprio primo problema non tanto sui prezzi, quanto più sui limiti infrastrutturali, sulla copertura, sulla qualità del servizio e su di un mercato ancora strettamente controllato dall’incumbent.