Due interventi uguali e distinti giungono nelle ultime ore a rivangare uno stato di assoluta pericolosità per la rete internet italiana. Ancora una volta al centro delle accuse il comportamento di Telecom Italia, ancora una volta AGCOM è il destinatario dell’appello. La situazione, da più parti vista ormai come scandalosa, continua a trascinarsi senza soluzioni e l’evolversi delle tecnologie accompagna semplicemente i cambiamenti che l’incumbent imprime senza mai cambiare direzione.
Il primo appello giunge da Marco Fiorentino, neo-Presidente AIIP, il quale ha potuto amplificare la propria voce grazie ad una lettera indirizzata al blog di Beppe Grillo: «i mali di Internet li conosciamo tutti: la copertura territoriale è limitata, ancora assente in numerosi alcune aree, mentre i prezzi rimangono tra i più alti d’Europa. Come se non bastasse, la nostra rete ATM è vetusta e satura al punto che nemmeno Telecom individua più un interesse a farci investimenti sopra. […] si parla tanto di VoIP e di IPTV ma sono in molti a non accorgersi che, qui da noi, mancano a volte, perfino le condizioni di base per accedere ad Internet. […] Nei prossimi giorni l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom) e il Governo sono chiamati a valutare l’opportunità di un provvedimento d’urgenza per adottare in Italia gli stessi prezzi applicati in Danimarca per l’offerta all’ingrosso, fatta a noi operatori e meglio nota come “Bitstream”. Questa offerta rappresenta un’occasione d’oro per far funzionare Internet in Italia. La modalità Bitstream è importante, in Europa la maggioranza delle linee in larga banda degli operatori alterativi è realizzata con questa modalità, che ha il vantaggio di non duplicare la rete dove gia c’è, liberarando risorse per portare Internet dove manca. […] Basta veramente poco, Beppe, ma non dipende più da noi. Lo deve fare AGCom: vogliamo i prezzi danesi, subito».
Parallelamente giunge un comunicato Anti Digital Divide, associazione che rivendica i propri moniti giunti in tempi non sospetti ed ora puntualmente verificati: «purtroppo l’AGCOM non ha dato ascolto alle nostre richieste e l’offerta di Telecom, Alice 20 Mb con ITPV è stata approvata. Non vorremmo attribuirci qualità profetiche, ma, quello che avevamo anticipato sulla qualità di Alice 20 MB e sulla violazione della neutralità della rete è accaduto e le testimonianze, che cominciano a moltiplicarsi su internet, lo dimostrano. 20 MB è solamente una velocità teorica, la maggior parte della banda viene riservata solo ai contenuti video di Telecom e la velocità cala drasticamente in caso di altri contenuti, addio neutralità della rete. […] Inoltre Telecom ha creato di walled garden, recinti, con cui protegge i proprio prodotti a scapito degli altri, modem, router, videotelefono o offrendo le telefonate gratuite solo verso i proprio clienti, essendo Telecom un operatore con significativo potere di mercato sia per la telefonia sia per la banda larga, e di fatto monopolista dell’ultimo miglio, questo non gli dovrebbe assolutamente essere consentito». Inoltre: «ad aggravare la situazione, il mancato rispetto da parte di Telecom della sentenza del TAR che le impedisce di continuare a vendere Alice 20 MB. L’AGCOM di tutto questo sembra non accorgersi. E’ normale che poi Telecom voglia che sia AGCOM a decidere nel mercato delle TLC. E’ di questi giorni la richiesta di Telecom di cancellare una parte del DDL Gentiloni, ART 3 COMMA 10, che impone a Telecom l’obbligo di consentire l’accesso alla propria rete a banda larga da parte degli altri operatori».
Mentre in Italia spira il vento delle liberalizzazioni, una qualche strana barriera sembra mettere al riparo Telecom Italia ed il settore della banda larga da ogni cambiamento. L’appello delle parti è dunque forte: AGCOM torni a fare l’arbitro della situazione e mostri finalmente qualche cartellino giallo. Le occasioni per dimostrare buona volontà in merito non mancheranno fin da subito.