Stiamo vivendo un’era di grande cambiamento, questo è noto. Quanto travolgente e rapido sia il cambiamento in atto, invece, probabilmente non è cosa avvertibile: non saremo consapevoli di aver vissuto quest’epoca fin quando quest’epoca non sarà conclusa, sfociando in qualcosa di nuovo e maggiormente definito. I dati AGCOM diffusi nelle ultime ore attraverso l’Osservatorio sulle Comunicazioni 2016 sono la fotografia di una rivoluzione a metà del guado: si vede una società che perde dei pezzi, che ne trova di nuovi, ma soprattutto che uscirà dall’altra sponda profondamente mutata.
Il grande cambiamento
I dati sono per molti versi sconvolgenti se guardati in prospettiva 2011-2015:
- i giornali hanno venduto il 35% di copie in meno, con un -8% registrato nel solo 2015; la vendita di copie digitali non compensa l’emorragia in atto e il passivo complessivo è pertanto estremamente grave; in parallelo, l’aumento del prezzo delle unità vendute è minore in Italia rispetto al resto dell’Europa, determinando pertanto un ulteriore aggravio sugli editori nazionali durante questa fase di transizione; «Nel settore dell’editoria, nel mese di settembre 2016, la vendita di quotidiani è risultata di poco superiore a 2,6 milioni di copie, in flessione di circa il 9,5% rispetto a settembre 2015»
- i servizi postali scendono in un anno del 3,8% mentre, in parallelo, aumenta dell’8,1% il volume dei Corriere espresso: meno posta, più pacchi; meno lettere, più ecommerce;
- il prezzo di acqua, trasporti e luce è molto aumentato, mentre al contempo è sceso di quasi il 20% il prezzo delle comunicazioni; in particolare i servizi di telefonia mobile son scesi di oltre 20 punti percentuali mentre i terminali hanno visto il prezzo praticamente dimezzato (soprattutto a causa degli acquisti in bundle che determinano gran parte di questo abbattimento).
La caduta degli SMS
E poi c’è il dato che l’AGCOM mette in risalto più di ogni altro come cartina di tornasole di quanto sta accadendo: rispetto al picco del 2012 (ossia appena 4 anni fa), i messaggini inviati sono il 75% in meno. Si sta parlando, sia chiaro, di quello che era il pilastro dei bilanci dei carrier nazionali negli anni passati: i 18 miliardi di SMS inviati in questo 2016 sono quindi soltanto un cumulo di briciole rispetto a quanto registrato nei decenni passati, determinando un radicale spostamento del baricentro economico delle aziende interessate.
Chi ha ucciso gli SMS? Whatsapp, anzitutto, ma soprattutto la possibilità di accedere alla banda larga mobile a basso costo e a tutta una serie di app di messaggistica sempre più ricche ed efficaci. Se il prezzo di un SMS è sempre stato poco proporzionato rispetto alla ricchezza di informazioni che poteva veicolare, oggi la sua immediatezza non esplica più in alcun modo il suo valore. Da WhatsApp a Messenger, passando per i vari social network emersi nel contempo: sono molti i nomi che sono intervenuti nella sostituzione degli SMS tra le mani degli utenti.
Per quanto riguarda il traffico dati, il numero di sim con accesso ad internet è cresciuto del 9,7%, arrivando a superare le 53 milioni di unità. Telecom Italia si conferma leader di mercato con una quota del 30,3%, seguita da Vodafone (29,2%) e Wind (22,4%).
Dopo gli SMS
E ora cosa accadrà? Gli SMS sono destinati a contrarsi ulteriormente sulla scia di un normale cambio generazionale che smuoverà l’inerzia in favore dei nuovi servizi online; non sarà tuttavia una caduta verticale, poiché emergerà ora la resistenza di particolari sacche di utilizzo e di utilità. Quanto successo agli SMS, tuttavia, è emblematico e tutto il resto del mercato dovrà farvi i conti: quando siamo ormai a metà del guado, il trend è chiaro e lo scossone agli equilibri ha già determinato gravi scompensi.
Ora è il momento della ricostruzione e a dover essere ridisegnati non sono soltanto i media e i loro rapporti di forza: va ripensato il giornalismo, va ripensata la comunicazione online, va ripensata la comunicazione aziendale, vanno ripensate le professionalità. A mutare è un intero orizzonte, del quale alcuni pezzi ancora rimangono appesi a mercati privi ormai di futuro.
La caduta degli SMS è la caduta di un impero, di rendite di posizione, di un inizio millennio formattato a 160 caratteri; dopo son venuti i social network e i messenger, ma con una rapidità tale per cui la società non è stata culturalmente pronta ad assorbire l’impatto. Le varie deviazioni che ne son conseguite sono sbandate normali a metà del guado, qualcuno ne risulta travolto, altri rimarranno attardati, qualcuno avrà la possibilità di avvantaggiarsene. Al termine dell’attraversamento ci guarderemo indietro e capiremo di aver attraversato anzitutto una fase epocale. E spiegare SMS o squillini ai nostri figli, nonché l’imporsi delle “K” nella nuova grammatica pre-T9, non sarà facile come potremmo oggi immaginare.