Il Presidente AGCOM Corrado Calabrò ha presentato la propria Relazione annuale sull’attività della propria authority. Calabrò ha speso parole forti soprattutto nei confronti di Telecom Italia, il cui controllo sulla rete italiana rimarrebbe forte ed immacolato. Le parole del Garante rappresentano una pesante sconfitta tanto per la sua figura istituzionale quanto per tutti gli organi legislativi incaricati di gestire al meglio il mercato evitando (soprattutto in settori strategici come quello dell’accesso alla rete) concentrazioni di potere e assenza dei requisiti minimi di equa concorrenzialità.
Spiega Calabrò nel secondo capitolo del proprio intervento (a seguito di una lunga disaminaì relativa allo stato di avanzamento del mercato delle telecomunicazioni a livello mondiale): «nell’ambito del primo ciclo delle analisi di mercato, condotte sulla base delle previsioni del Codice delle comunicazioni elettroniche, l’Autorità ha identificato Telecom Italia come operatore dominante in tutti i (quattordici) mercati che riguardano la rete fissa, sia nel caso della fornitura dei servizi all’ingrosso (wholesale), sia nel caso dell’offerta di servizi al dettaglio (retail). Il problema concorrenziale individuato nell’ambito di tali analisi e specifico del mercato dei servizi di rete fissa, deriva dalla disponibilità esclusiva in capo all’ex monopolista di una rete integrata (trasporto e accesso) e, in particolare, di una rete d’accesso capillare».
L’intervento, però, assume toni dismessi e rassegnati nel momento in cui il quadro della situazione è descritto fatalmente come inamovibile, congelato, non intaccabile: «questa criticità fa sì che, a differenza del mercato dei servizi di rete mobile, dove gli operatori godono di un comparabile livello di infrastrutturazione e quindi di indipendenza tecnica, nei mercati di rete fissa si è in presenza di una asimmetria permanente, sostanzialmente non rimuovibile, derivante dalla legacy in capo all’operatore storico del monopolio di tutti i servizi di telecomunicazione».
Secondo Calabrò si sono ottenuti nel tempo buoni risultati grazie all’unbundling del local loop, ma la situazione non cambia: il mercato rimane nelle mani di un unico operatore. Per questo motivo l’authority ha deciso di rimettere nelle mani di chi intenda partecipare ogni potere propositivo in merito: una apposita consultazione pubblica è stata indetta in data 2 maggio relativamente agli «aspetti regolamentari relativi all’assetto della rete di accesso fissa di Telecom Italia e alle prospettive delle reti di nuova generazione a larga banda».
Alla luce dello stato dei fatti e dell’assenza di concrete alternative tecniche all’ossidamento dei meccanismi di innovazione, il Garante spiega che la soluzione può essere ricercata in adeguati meccanismi legislativi: «l’Autorità ha avviato una riflessione a tutto campo sulla strategia regolamentare più efficace per garantire una effettiva e stabile competizione nei mercati della rete fissa, alla vigilia dell’avvio della seconda tornata delle analisi di mercato che dovranno confermare ovvero mutare gli obblighi regolamentari vigenti in capo all’operatore dotato di significativo potere di mercato. In primo luogo, tale riflessione riguarda la possibilità di introdurre in Italia un rimedio di separazione funzionale della rete d’accesso di Telecom Italia. La separazione funzionale può essere definita come una serie coordinata di misure organizzative e comportamentali volte a risolvere i delineati problemi concorrenziali, di trasparenza, e di sviluppo del settore in vista delle reti di nuova generazione».
Il capitolo si chiude con un intervento direttamente rivolto ai vertici Telecom, in questi giorni nuovamente in subbuglio per le voci che vedono susseguirsi i candidati per l’avvicendamento a capo dell’azienda: «Telecom Italia potrebbe presentare spontaneamente propri impegni in materia dei quali l’Autorità dovrebbe perciò provvedere a valutare l’adeguatezza».
Le conseguenze prime del quadro anti-concorrenziale dipinto da Calabrò hanno duplice direttrice. Da una parte v’è il perpetrato digital divide di cui soffre il nostro paese, sempre e comunque troppo distante da una sana cultura digitale ed impossibilitato in larga parte a poter accedere alla rete a banda larga; dall’altra v’è una pesante e costante presenza di disservizi originata da un mercato scarsamente aperto e trasparente. Telecom Italia, non a caso, risulta essere in cima alla lista delle segnalazioni per i disservizi raccolta dall’AGCOM.