Firmate il decreto. Così scrivono in tanti, su Twitter e Facebook, un appello social dal mondo del giornalismo e dell’innovazione che chiede alla politica uno sforzo per approvare l’Agenda Digitale, sulla quale in tanti puntavano per il rilancio del paese. In queste ore convulse c’è chi pensa sia tutto perduto, ma non è così: c’è ancora margine per l’approvazione in aula.
Per evitare di dover parlare al passato e raccontare che «C’era una volta l’agenda digitale» in Italia, bisognerà correre come fulmini. Molte voci si rincorrono tra i due rami del parlamento, sui giornali stamani l’ipotesi più accreditata era quella che vedeva trasferire alcune parti del decreto crescita in quello sulla stabilità, contando su un ritorno alle commissioni e il voto blindato in aula, perché il PDL sembra intenzionato a votare solo la stabilità e poi incrociare le braccia.
Questo tema politico si mischia però con quello tecnico e con le posizioni personali di deputati di tutti gli schieramenti che invece mostrano di non voler cedere e di pensare all’approvazione del decreto. È il caso di Antonio Palmieri (PDL), che ricorda come mercoledì il decreto 2.0 arriverà in commissione attività produttive della Camera. Punto di vista subito approvato da Alessandro Fusacchia, consulente del ministro Passera sulle startup:
@antoniopalmieri e voi deputati della Repubblica,caro Antonio, adesso avete una grande responsabilita'.Non verso il Governo. Verso il Paese.
— Alessandro Fusacchia (@FusacchiA) December 10, 2012
La questione è complessa, e riguarda il calendario parlementare dei prossimi giorni. Il decreto 2.0 è stato approvato giovedì scorso al Senato, il termine massimo per gli emendamenti è oggi. Dunque, tra domani e mercoledì potrebbe essere approvato in commissione alla Camera. Se così andasse, il decreto potrebbe essere approvato già questo fine settimana con l’accordo dei partiti, e rispetterebbe il termine dei 60 giorni dall’interruzione dei lavori.
L’ipotesi alternativa, sarebbe quella di introdurre alcune parti del decreto in quello di stabilità, già passato alla Camera, farlo approvare in Senato emendato e farlo tornare alla Camera la settimana prossima, ma non oltre il 18 dicembre, deadline di ogni decreto.
Un vero e proprio conto alla rovescia, un thriller che lascia col fiato sospeso, il cui finale potrebbe far gioire oppure deludere quella parte attiva della società che nelle startup e nell’innovazione digitale credeva e continua a credere.
Intanto, su Twitter, esplode l’hashtag #firmateildecreto, nel quale si riconoscono tutti i nomi del movimento startup italiano, a partire da Italia Startup, che lancia il suo appello:
Firmate il decreto. Per non tornare indietro. Per costruire un nuovo futuro. Per il nostro Paese.
Una cosa è ormai chiara: il tema è tutto politico. Se a Roma vogliono, possono ancora farlo. Se non lo faranno, significa che non l’avranno voluto. A quel punto, il giudizio passerà ai cittadini.
Update
Paolo Gentiloni (PD) ci ha preannunciato che il rischio è di veder sì fare un passo avanti all’Agenda Digitale, ma il rischio è che ciò avvenga al costo di vari passi indietro. Seguiranno ulteriori approfondimenti nelle prossime ore.
@VivianiMarco i tempi ci sono salvo sorprese e purtroppo senza modifiche. Varato tardi e ignorando testo unitario approvato alla Camera.
— Paolo Gentiloni (@PaoloGentiloni) December 10, 2012