L’Agenda Digitale è passata col voto di fiducia appena espresso alla Camera dei deputati in diretta televisiva. L’aula ha preso in esame il disegno di conversione in legge C.5626 del decreto 179 (cosiddetto Decreto 2.0), approvato in Senato lo scorso 6 dicembre. Il voto blindato con la fiducia era un grande rischio, ma alla fine è andata come sperato. La ragione non è tanto per i suoi contenuti sull’innovazione, quanto per gli altri provvedimenti di rilancio economico, definiti «misure urgenti per la crescita del Paese».
Respinta la pregiudiziale di incostituzionalità, di mattino, l’assemblea ha proceduto prima alla discussione, alle 18, poi al voto. I 295 favorevoli (95 contrari e i 114 astenuti del Pdl) hanno salvato l’Agenda e le startup, come aveva pronosticato Antonio Palmieri:
@funkysurfer Marco, tra oggi, voto di fiducia in serata, e domani, ordini del giorno e voto finale, #agendadigitale diventa legge. Ciao!
— Antonio Palmieri (@antoniopalmieri) 12 dicembre 2012
L’onorevole del PDL – che ha contribuito insieme a Paolo Gentiloni al Testo Unificato che avrebbe potuto arricchire tramite emendamenti il testo del governo – è consapevole delle lacune, ma anche di quanto non si potesse fare di più. In una intervista su Vita Politica ha così commentato questo accontentarsi:
La parte dell’Agenda digitale è insufficiente rispetto alla proposta del Pdl e anche al lavoro che abbiamo fatto alla Camera con Gentiloni e Rao. Io non sono soddisfatto del testo venuto fuori dal Senato (…) ma comunque presentare emendamenti sarebbe stato un esercizio inutile, mancando i tempi.
Perché si possa dire che l’Agenda Digitale Italiana è diventata legge ci sarà bisogno del voto finale all’Ordine del giorno, previsto il 13 dicembre. A differenza del Senato, alla Camera il voto di fiducia non corrisponde all’approvazione di un testo, ma ora l’approvazione è una formalità. Per questo si può dire che startup e innovazione troveranno l’Agenda come regalo di S. Lucia, non ci saranno sorprese negative. Il monito da Bruxelles di Neelie Kroes è stato ascoltato.
Questa legge di conversione è in pratica la copia esatta del testo uscito dalla commissione in Senato (QUI) che ha trasformato il decreto legge del governo in qualcosa di diverso, migliorandolo nei parametri e nei criteri sulle startup, ma ad esempio togliendo fondi alla banda larga e dimenticando educazione digitale, e-commerce.
Per comprendere meglio tutte le sfumature della lunga discussione prima del voto si può rivedere tutto il dibattito sulla Web TV della Camera.
Ci sarà tempo per giudicare con calma l’impatto che questa agenda avrà sul paese, anche perché di mezzo ci sarà pure un cambio della guardia a Palazzo Chigi. Tuttavia, un primo importante passo è stato fatto.
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