Oggi alle 12.46 con l’approvazione dell’ordine del giorno, la Camera ha dato corso al voto di fiducia di ieri sera sul decreto crescita bis, comprendente dunque anche l’Agenda Digitale. Il testo per il quale in tanti si erano mossi è una realtà, con le sue lacune – derivanti dai tempi ristretti di discussione – ma anche gli aspetti positivi per startup e innovazione del paese. Ora però bisogna guardare al domani, e c’è già un altro problema. La legge prevede anche un’Agenzia di nomina del governo, ma il governo, di fatto, non c’è più.
Mentre alla Camera si discuteva dell’ordine del giorno, con molti interventi a favore – come quello dell’on. Raisi, relatore del testo votato, che ha citato il movimento di opinione #firmateildecreto – altri cominciavano a pensare alle conseguenze burocratiche dell’agenda.
[youtube]653JG9W7spA[/youtube]
Il problema è stato sollevato da Roberto Scano, indicato dal MIUR alla Cabina di regia per l’Agenda digitale, il quale, decreto alla mano, pensa che a questo punto l’agenzia ideata per il suo monitoraggio sia a rischio:
Se leggo bene art. 21 comma 4 del decreto 83/2012, saltando il governo salta l'agenzia per l'Italia digitale? #crescita20
— Roberto Scano (@rscano) December 13, 2012
Per scoprirne il motivo basta leggere l’articolo 21 che in pratica vincola l’Agenzia per l’Italia Digitale, preposta alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale italiana, alla stesura del suo statuto, previa nomina del Direttore Generale. Ecco l’inghippo (l’ennesimo di questa vicenda complicata): dato che Agostino Ragosa è Dg in attesa – non si sa quanto gradito al possibile nuovo governo, qualunque esso sia – e che sono previsti 45 giorni dalla sua nomina per la nascita dell’Agenzia, e considerando che il percorso obbliga un lavoro congiunto di 4 ministeri (Pubblica amministrazione, Sviluppo economico, Istruzione, Economia), la possibilità che l’attuale legislatura crei l’agenzia è ridotta al lumicino.
Le fasi di transito, insegnano i precedenti, non osano generalmente fare nomine su autorità e agenzie di controllo, sulle quali verte lo spoil system partitico. Più probabile che venga rimandata, o addirittura si resti all’attuale modello con le vecchie agenzie: DigitPA e Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione, nate tre e sette anni fa.
Non di certo una prospettiva particolarmente innovativa rispetto alle premesse, ma tant’è: i tempi dell’approvazione hanno causato più di una mancanza al progetto Agenda Digitale nel suo complesso. Ora che abbiamo l’agenda la nuova domanda è se avremo anche l’agenzia.