C’è un sottile filo invisibile che lega servizi come quello fornito da Airbnb, ad esempio, a Uber. In entrambi i casi si tratta di piattaforme dall’alto tasso innovativo, il cui arrivo è stato dirompente, capace di scardinare le dinamiche di un mercato da troppo tempo immobile sulla propria solidità e profittabilità: nel primo caso si parla di alloggi, nel secondo di mobilità, ma le dinamiche sono alquanto simili.
Hanno tratti comuni anche le problematiche che le due realtà si trovano a dover affrontare. Se da una parte Uber deve fare i conti con le pretese del mondo taxi, dall’altra Airbnb è chiamata a fronteggiare quelle degli albergatori che vedono il loro business potenzialmente compromesso dalla possibilità offerta a chiunque di affittare una stanza o un’intera casa. Della questione si è già parlato più volte, anche in Italia, dove Federalberghi ha puntato il dito contro il servizio in Liguria. Ora si torna a farlo in seguito a una decisione presa oltreoceano, più precisamente nella città di San Francisco.
Lì, gli host (chi mette a disposizione un alloggio, circa 8.000 persone) avranno otto mesi di tempo per entrare a far parte di un registro cittadino, altrimenti verranno allontanati dalla piattaforma. I dati richiesti sono nome, cognome, indirizzo e codice postale. In questo modo l’amministrazione locale potrà controllare l’attività ed evitare eventuali abusi non consentiti. Lo ha stabilito un giudice federale, con una sentenza che potrebbe essere replicata altrove. Queste le parole di Dennis Herrera, legale che nella causa ha rappresentato la città.
L’accordo raggiunto aiuterà a proteggere gli operatori dell’ambito housing costringendo le compagnie ad assicurare che tutte le loro offerte siano registrate e completamente legali. Questo cambierà le carte in tavola.
Va altresì precisato che ora la palla passa al sindaco e ai suoi consiglieri, che dovranno sottoscrivere quanto stabilito in sede giudiziaria. La replica di Aribnb, che ha accettato di collaborare al fine di porre in atto le misure richieste dal giudice, è affidata a Chris Lehane (Head of Global Policy).
Crediamo che ai nostri host debba essere messo a disposizione un processo di registrazione semplificato. Ciò che noi possiamo fare è ridurre, se non addirittura eliminare, una frizione che esiste da sempre.