FBI e case discografiche assieme contro il P2P? Forse. La proposta di legge Smith-Berman è di quelle in grado di cambiare il canovaccio della storia del file sharing, ma la tutela degli utenti e l’impaccio creato ai provider potrebbero essere motivi sufficienti a porre un veto al tutto.
La proposta: stabilire una comunicazione continuata tra provider e case discografiche in modo tale da poter identificare gli utenti P2P. Una volta identificati gli utenti l’intervento consisterebbe in un avvertimento per qualcuno o in un vero e proprio procedimento penale per i più accaniti e recidivi.
È ovvio però che con un procedimento del genere la privacy non verrebbe assolutamente tutelata ed inoltre sarebbe la prima volta che l’FBI muove un procedimento di massa così ampio contro solo “sospettati”. Un discorso a parte lo meritano i provider, obbligati in tale procedura a dare i nominativi dei propri clienti, onere decisamente scomodo tipico di chi sta tra incudine e martello.
La proposta Smith-Berman è sicuramente un passo in avanti rispetto alle recenti ipotesi distruttive nei confronti del pc degli utenti, ma gli ostacoli subito appalesatisi sembrano rendere esplicita una certa distanza concreta tra il provvedimento e la realtà dei fatti.