Personalmente ho provato il piacere più grande a contatto con le opere d’arte. Mi danno una felicità che non riesco a trovare altrove.
È quanto scritto da Albert Einstein in una lettera inviata alla cugina e seconda moglie Elsa Löwenthal, nell’agosto 1913. Una citazione che testimonia il legame tra l’arte e uno dei più celebri fisici della storia, di cui si celebra in questi giorni il 100esimo anniversario della più importante e nota pubblicazione scientifica: quella dell’equazione di campo legata alla teoria della relatività generale.
A poco più di un secolo di distanza dall’invio della lettera, è possibile affermare che lo stesso fisico tedesco è diventato parte di quel mondo artistico e di quel movimento culturale a cui egli stesso faceva riferimento. La storia l’ha consacrato a simbolo, a icona di ingegno e talento, tanto che basta accostarne il nome o l’immagine a qualcuno per elevare quest’ultimo allo status di mente illuminata. Così lo definì Louis de Broglie, fisico e matematico francese.
Per tutti gli uomini colti, siano essi o meno votati a qualche ramo della Scienza, il nome Albert Einstein evoca lo sforzo intellettuale geniale, che capovolgendo i dati più tradizionali della fisica è riuscito a stabilire la relatività delle nozioni di spazio e di tempo, la inerzia e l’energia e l’interpretazione in qualche modo puramente geometrica delle forze di gravitazione. È infatti questa un’opera ammirevole, paragonabile alle più grandi opere che s’incontrano nella storia delle scienze, ad esempio quella di Newton; di per se stessa, basterebbe ad assicurare al suo autore una gloria imperitura.
Il suo impatto sulla cultura popolare è stato enorme: la foto della “linguaccia” scattata nel 1951 da Arthur Sasse ne è la dimostrazione più immediata, un’immagine capace di catturare l’ironia che sempre ha affiancato l’attività e il rapporto di Einstein con il mondo che l’ha circondato.
Dal cinema alla letteratura, molti artisti ne hanno omaggiato la personalità con tributi di vario tipo. Nella pellicola “A.I. – Intelligenza artificiale” del 2011, lo scienziato è stato portato sul grande schermo sotto forma di ologramma, con la voce di Robin Williams. Anche il maestro Yoda di Star Wars, creato dall’artista britannico Stuart Freeborn, ha fattezze ispirate a quelle di Einstein, che è anche il nome attribuito al cane del dott. Emmett Brown nella trilogia di “Ritorno al Futuro”. Il romanzo “Einstein’s Dreams” di Alan Lightman, pubblicato nel 1992, immagina la vita in un universo parallelo dove il tempo si comporta in maniera differente, prendendo come spunto proprio i sogni del fisico durante l’elaborazione della sua teoria più conosciuta.
Ancora, Einstein è tra i volti scelti dai Beatles per la copertina del disco “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band” (1967) e Bob Dylan l’ha omaggiato con alcuni versi nel brano “Desolation Row” pubblicato nel 1965.
Einstein, disguised as Robin Hood
with his memories in a trunk
passed this way an hour ago…
Numerosi i tributi anche dal mondo della scienza, per ovvie ragioni: l’elemento chimico Einsteinio (Es), l’asteroide 2001 Einstein scoperta nel 1973, un cratere lunare, l’osservatorio astronomico tedesco di Potsdam e l’unità di misura dell’energia raggiante (1 einstein è pari all’energia associata ad una mole di fotoni nel caso di radiazione monocromatica). L’impronta lasciata dal fisico (1879-1955) è indelebile, un impareggiabile fonte di ispirazione non solo per chi si trova ad operare nel campo della scienza, ma per tutti coloro che fanno dell’intuizione il proprio credo e dell’inventiva un modello di vita. Queste le sue parole, ricordate da un amico, in occasione del centenario della nascita.
Quando rifletto su di me e sui miei metodi intellettuali, mi sembra quasi che il dono della fantasia mi sia servito più della capacità di impadronirmi della conoscenza assoluta.
Le citazioni potrebbero proseguire senza soluzioni di continuità, ma non farebbero che rafforzare tutte la medesima realtà: Einstein non ha soltanto formulato una nuova teoria, ma ha inciso tanto a fondo nella cultura da diventare immediata fonte di ispirazione per generazioni. A distanza di 100 anni la forza del suo sguardo non si allenta, perché ancora non si è allentata la portata innovativa che il suo genio ha riversato sul mondo occidentale a partire da quel 25 novembre 1915.