Un decreto del Presidente della Repubblica, il 328 del 2001, parla molto chiaramente a riguardo:
chi opera in qualità di libero professionista in ambito informatico, deve far parte di un albo professionale, affinché la propria professione venga disciplinata e tutelata così come accade ad altri professionisti.
Fin qui nulla di male, anzi. Il problema però nasce da una contraddizione in termini. L’Albo preso a riferimento per i professionisti dell’Informatica…è quello degli Ingegneri.
Così, se non si è laureati in Ingegneria, non si può far parte di un albo professionale che regolamenti e tuteli il proprio lavoro.
Nell’Albo degli Ingegneri in effetti è stato creato il cosiddetto “terzo settore”, dedicato non solo ma “anche” agli Informatici. Questo può essere identificato come uno dei nodi da sciogliere su questa problematica. Infatti, il terzo settore raggruppa tutte le competenze diversificate rispetto a quelle sostanzialmente ingegneristiche. Un esempio: l’Ingegnere che sviluppi attraverso le proprie competenze tecniche nuove metodologie informatiche.
Ad oggi, sono state fatte al MIUR – il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, quattro interrogazioni parlamentari sia da parte della maggioranza che dell’opposizione: il problema è in effetti molto sentito, considerato il fatto che il settore IT si sviluppa di anno in anno, con un cospicuo aumento del numero di nuovi professionisti del settore.
Bisogna infatti considerare che il nostro Paese sta conoscendo da anni una importante espansione, altamente strategica per la nostra economia, dell’informatizzazione.
Peraltro, c’è da considerare una cosa fondamentale: l’Italia non è equiparata agli altri Paesi comunitari, che invece sono già da tempo strutturati in maniera da avere albi professionali interamente dedicati alla professione informatica attraverso l’European informatics skill structure e del Council of European professional informatics societies, organismo nato a Bruxelles per iniziativa della British Computer Society, che accorpa in se le principali associazioni europee di professionisti informatici.
Un Ordine ad hoc, a mio parere, può garantire formazione permanente, fondamentale in un settore in continua evoluzione, ma anche tutela della proprietà intellettuale (si pensi agli sviluppatori) cose che attualmente hanno più i contorni di un andamento anarchico e quindi non tutelativo della professione.