La trasposizione da pellicola cinematografica a titolo videoludico (e viceversa), nota agli addetti ai lavori anche come tie-in, è una tipologia di operazione il cui risultato lascia spesso a desiderare. Solitamente si tratta di iniziative messe in campo per sfruttare l’hype generato dall’arrivo nelle sale di un lungometraggio. Fortunatamente non è questo il caso di Alien: Isolation, che pur ereditando nome e background narrativo dalla pellicola diretta da Ridley Scott nel 1979 propone nuovi protagonisti e un’ambientazione inedita.
La trama è incentrata su fatti collocati cronologicamente nel 2137, ovvero a 15 anni di distanza da quelli visti nel primo film della serie. Al centro dell’azione c’è Amanda Ripley, figlia di Ellen (portata sul grande schermo dall’attrice Sigourney Weaver), chiamata a prendere parte ad una missione il cui obiettivo è proprio quello di indagare sulla misteriosa scomparsa della madre. Senza voler svelare alcun dettaglio sugli eventi, ci limitiamo a dire che le cose vanno storte fin dall’inizio, quando durante lo sbarco sulla stazione spaziale Sevastopol i tre membri dell’equipaggio vengono colpiti da un’esplosione. È solo l’inizio di un’avventura che metterà a dura prova la resistenza del giocatore alla tensione.
Dal punto di vista del gameplay Alien: Isolation può essere classificato a tutti gli effetti nel genere FPS. Si tratta infatti di uno sparatutto in soggettiva, con visuale in prima persona, ma è sufficiente dedicargli un paio d’ore per capire quanto la definizione sia riduttiva. Le atmosfere sono quelle tipiche di un survival horror e le dinamiche che regolano i combattimenti strizzano l’occhio agli amanti degli stealth: le poche risorse a disposizione (armi, equipaggiamento, medikit ecc.) e un livello di difficoltà piuttosto elevato spingono a preferire un approccio silenzioso al nemico, aggirandolo se possibile, piuttosto che lo scontro frontale.
A questo proposito si segnala che fin dalle prime fasi ci si trova a cercare costantemente un checkpoint in cui salvare i progressi, così da non dover ripetere più volte una fase di gioco appena portata a termine solo per aver incrociato il proprio cammino con quello di una creatura ostile. In occasione dei primi incontri con l’alieno, ad esempio, è sufficiente transitargli nelle vicinanze per attirare la sua attenzione e andare incontro ad un inevitabile game over. Per farla breve, il titolo non fa sconti e già al livello di difficoltà medio mette a dura prova anche i più esperti.
In Alien: Isolation il giocatore si trova ben presto a fare affidamento su tre alleati fondamentali, ovvero il rilevatore di movimento da attivare continuamente per conoscere la posizione di umani, alieni e androidi, la torcia elettrica per illuminare le zone buie o i condotti (attenzione a non scaricare in fretta le batterie) e la mappa per orientarsi a bordo della mastodontica stazione spaziale.
Dal punto di vista tecnico è sufficiente dare un’occhiata ad uno dei tanti video (meglio se in Full HD) di gameplay tratti dalle versioni next-gen per capire come il comparto grafico curato da Creative Assembly sia di ottima fattura. La versione da noi testata su PS3, invece, mette in evidenza le ovvie limitazioni hardware di una console con diversi anni di vita alle spalle: capita talvolta di imbattersi in notevoli cali di framerate, sia durante le fasi di gameplay che negli intermezzi animati calcolati in tempo reale. Da segnalare qualche piccolo bug, relativo soprattutto alla compenetrazione tra i modelli poligonali (è successo un paio di volte di restar completamente bloccati nel pavimento). Ottimo il sonoro, studiato in modo da far continuamente tendere l’orecchio alla ricerca di rumori che possono anticipare l’arrivo di una minaccia.
Le note dolenti riguardano soprattutto l’intelligenza artificiale: capita che i nemici (non l’alieno, fin troppo letale) non si accorgano della nostra presenza se non ad un passo di distanza e, anche dopo averci notati, risultano piuttosto macchinosi e prevedibili negli attacchi. È forse l’unica pecca di una produzione che altrimenti rischierebbe di avvicinarsi ad un perfect score.
Buona la longevità, che grazie alla campagna da circa 15 ore (a seconda dell’approccio utilizzato) e alla modalità Sopravvivenza riesce a soddisfare anche i più esigenti. In alcune occasioni ci si trova però a dover portare a termine compiti ripetitivi, come recarsi da un lato all’altro della mappa per attivare un interruttore o recuperare un codice d’accesso. Un espediente spesso utilizzato dalle software house per aumentare il tempo di gioco, ma che finisce inesorabilmente per smorzare il ritmo della narrazione.
Il sistema di controllo è stato ben adattato dallo sviluppatore ai joypad delle console PlayStation e Xbox (cosa assolutamente non scontata per un FPS), rendendo abbastanza intuitivo l’accesso alle armi e alla gestione dell’inventario. Per quanto riguarda quest’ultimo particolare, si segnala la possibilità di raccogliere elementi di vario tipo nel corso dell’avventura, per poi creare oggetti che possono tornare utili nelle situazioni di difficoltà. Nulla di particolarmente innovativo, ma che introduce comunque un elemento dal taglio strategico nella formula sparatutto.
In definitiva, Alien: Isolation è un titolo che i fan della serie non possono lasciarsi sfuggire. È in grado di tener incollati allo schermo, trasmettendo tensione e quel senso di claustrofobia che in un survival horror di certo non guasta. Imperfezioni tecniche a parte, si tratta di un’esperienza videoludica certamente consigliata per chi è alla ricerca di emozioni forti. Meglio se giocato di notte, al buio e con un buon impianto audio o indossando delle cuffie.