L’Unione Europea sembra pronta a chiudere un accordo per una nuova tassa sulle società tecnologiche, come Amazon, Facebook e Google. In un’intervista sul Journal du Dimanche, Bruno Le Maire, rappresentante francese a Bruxelles, ha affermato la presenza di un consenso di massima, nonostante l’esitazione di alcuni paesi.
Le tempistiche però corrono, tanto che dalla UE vorrebbero chiudere tutto entro marzo, per poi portare al voto la questione ad aprile e renderla effettiva, cioè divulgata, prima delle elezioni di maggio. La svolta, ha aggiunto Le Maire, è arrivata dopo un compromesso tra Francia e Germania a dicembre. Nel frattempo, i singoli stati potranno comunque procedere con le loro leggi locali, che non contrastino però con quelle dell’organo continentale.
Ad esempio la Francia sta lavorando a una tassa che verrà applicata entro il 2019, che interessa tutte le società che offrono servizi digitali con un fatturato superiore a 50 milioni di euro, di cui almeno 25 milioni di euro riconducibili al business nel paese.
Se questi due criteri non sono soddisfatti, non ci saranno prelievi: l’imposta sarà applicabile da quanto successo sin dal 1 gennaio 2019, con un tasso calcolato in base a un fatturato con una percentuale massima del 5%.
Oltralpe, l’imposta dovrebbe portare circa 500 milioni di euro alle casse del tesoro tuttavia, c’è sempre il rischio che i big della rete non accettino il contesto ed escano dal mercato transalpino. Possibile? Certamente. Probabile? Un po’ meno. Altrove, ad esempio nel Regno Unito, già da ottobre c’è una sorta di legge per la web tax; una mossa che ha provocato una risposta da parte di membri del Congresso degli Stati Uniti che hanno affermato che, quella in terra d’Albione, è effettivamente una tassa sulle società Internet statunitensi. In reatà, in UK la volontà è quella di tassare tutte le aziende che operano online verso gli utenti residenti, ma con un fatturato di oltre 500 milioni di sterline all’anno. L’imposta, prelevata al 2% delle entrate, è destinata a raccogliere circa 400 milioni di sterline ed entrerà in vigore dall’aprile 2020.