«Non è un quadro positivo, quello che emerge dall’ultimo rapporto Aitech-Assinform, curato, come di consueto, da NetConsulting»: così Mario Cianflone per il Sole24Ore introduce i risultati del rapporto Assinform (associazione nazionale aderente a Confindustria) relativo al mondo dell’ICT italiana. Il quadro dipinto è quello di una crescita alla moviola e, sebbene nel dettaglio emergano spaccati positivi e cifre meno negative del passato, il quadro generale è quello di una crescita al rallentatore e di un passo debole rispetto al ritmo europeo (nonché mondiale).
I dati positivi, inoltre, sono tali solo a livello economico in quanto al proprio interno si evidenzia invece il vizio di un’Italia in cui la crescita è vincolata a pochi aspetti del mercato e legata a prodotti lontani da quella che dovrebbe essere la rivoluzione informatica che sta permeando a livello internazionale: «il mercato Information communication technology cresce, è vero, nel suo complesso del 2,3%, ma a svilupparsi (neanche tanto), è solo la componente delle telecomunicazioni, dove però non corre la tecnologia o l’innovazione bensì le vendite di giochi e musiche per telefonini».
Stagnante il mercato dell’informatica: «in Italia le imprese non investono in It, e a tirare sono solo i personal computer, soprattutto quelli da casa, non certo i server mediograndi e le infrastrutture It che sorreggono i business delle imprese […] Analizzando lo spaccato del giro d’affari complessivo si nota che l’hardware è stagnante (-0,1%). In discesa anche il software (-3,5%) mentre aumentano l’assistenza tecnica (+3%) e i servizi (+1,5 per cento)». A gonfie vele il settore della connettività con crescite a doppia cifra che nascondono però una grave frattura interna più volte analizzata in altri contesti: il digital divide italiano cresce allo stesso ritmo della crescita della banda larga in quanto gran parte del territorio rimane al di fuori di ogni copertura e di ogni servizio correlato.
L’Ict in Italia è cresciuta dello 0.9%, dato risibile rispetto al +5% degli USA, al +19.7% della Cina, al +3.3% della Francia ed al +2.5 della Germania: secondo il Sole24Ore tale dato «la dice lunga sulla volontà delle imprese di innovare nonostante i proclami di facciata ed è una situazione che riflette i limiti di un tessuto industriale fatto di ormai troppe nano-imprese incapaci di spendere in informatica, vuoi per mancanza di budget vuoi per carenza culturale.
Il settore in maggiore salute è quello dei Vas (value addedd services): giochi, suonerie ed altri servizi simili hanno registrato un mercato in crescita di quasi 30 punti percentuali. L’articolo di Cianflone sottolinea però l’altro lato della medaglia: i Vas vengono descritti come elementi parassiti del sistema in quanto «producono ampi margini per gli operatori ma contribuiscono ben poco alla crescita tecnologica dell’Italia, mentre drenano reddito disponibile dalle casse delle famiglie italiane».