L’uso di sistemi P2P è da sempre fonte di gioie e dolori per gli utenti alla prime armi. È noto infatti che, oltre ad aprire le porte ad un mondo di file condivisibili, apra anche le porte del nostro computer a malware e intrusioni estranee non gradite. Per utenti mediamente esperti, non c’è vero pericolo, ma per “utonti”, come si dice in gergo, o semplicemente per i distratti, può rivelarsi un disastro. Se poi, come accade sempre più spesso, il computer utilizzato è quello di un’azienda, un ente pubblico o militare il disastro si fa generale.
Era successo tempo fa di documenti del congresso USA circolanti tranquillamente via Limewire. Oggi l’allarme arriva dalle scuole americane.
Pare che, inavvertitamente, qualcuno abbia messo dati sensibili in reti P2P dai PC di alcuni istituti. Con un pericolo non indifferente per la privacy e per la sicurezza.
Con toni forse troppo allarmistici, la FTC, la Federal Trade Commission, parla di pericolo per la sicurezza nazionale. Ad ogni modo, si tratta probabilmente della punta dell’iceberg di un problema molto più profondo: quanti utenti, in tutto il mondo, hanno capito esattamente il funzionamento del loro “fido” programma P2P e sono consapevoli di cosa stiano condividendo?
Dai dati sensibili ai codici della carta di credito, per non parlare del rischio di installare per errore malware, ritrovandosi il PC sotto controllo esterno: i pericoli sono potenzialmente enormi, dalle conseguenze tutt’altro che risibili. Il rapporto della FTC parla chiaro: almeno 100 casi di dati personali, anche relativi a condizioni di salute, o finanziari immessi irresponsabilmente in rete. In questo senso, l’allarmismo della commissione, se servisse a creare una maggiore e diffusa consapevolezza, sarebbe più che utile.